venerdì 14 marzo 2014

Herbert 34


Herbert
di franco hf cavaleri



E se…

A ricordarseli, quei giorni tra l’adolescenza e la prima gioventù, non avrebbe saputo pensare a cose belle o brutte. Certo non era stato proprio tranquillo il suo arrivare al ginnasio nella grande città, giusto nella sezione dei figli di papà, proprio lui che fin lì aveva vissuto nella piccola provincia.
Era venuta a spezzare la fatica di greco e di latino la grande novità della vendita di merendine durante l’intervallo, affidata agli stessi studenti.
Lui s’era all’istante offerto volontario.
Fu in quei momenti che si accorse che le brioche vendute a cinquanta lire lui le avrebbe potuto acquistare a quarantacinque in posteria, prima di andare a scuola: dieci brioche, cinque lire di margine, ben cinquanta lire al giorno mica tanto da disprezzare per uno con le tasche sempre vuote.
Così fece, aggiungendo al sacchetto ufficiale anche il suo, uscito all’ultimo momento dal tascone della borsa dei libri. Fu un infallibile, profittevole successo personale.
Sorrise, nel pensarci ora.
Era stata in fondo la sua prima attività imprenditoriale, perché fin da piccolo la voglia di sporcarsi le mani non gli era mancata, con la sua vita e tutta una carriera di studente-lavoratore. Per lavorare e guadagnare luglio e agosto gli erano amici, così come durante l’annata tutti i fine settimana.
Provò a farne l’elenco.
Un’estate come operaio apprendista in una valigeria, poi cottimista a montare apparecchiature elettriche per conto di una grossa azienda del posto, quindi factotum in un supermercato e commesso d’abbigliamento in un grande magazzino, ma anche intervistatore sondaggista per un istituto di statistica, così come cineoperatore e fotografo sulle spiagge romagnole con il loro corollario di colonie.
Come avrebbe potuto dimenticare gli anni all’ippodromo, dove aveva cominciato vendendo i biglietti delle scommesse, per poi progredire divenendo cassiere e di seguito responsabile di un gruppo di casse e di sportelli, infine dentro gli uffici a calcolare le quote del “vincentepiazzato”.
Come avrebbe potuto non ricordare che era stato educatore nei centri comunali estivi, ma anche impiegato postale straordinario (suona molto meglio di “precario”...).
Infine era entrato nel mondo del lavoro come insegnante e poi come istruttore di educazione motoria e poi giornalista con il vizio del cronista e poi un’esperienza tra i libri delle biblioteche e poi impegnato nelle pubbliche relazioni e nell’organizzazione di convegni e di conferenze.
E se? Comodo sulla poltrona, un vecchio uomo dai bianchi capelli si domanda: e se, se invece di lavorare per tutta la mia vita?
Cosa sarei oggi, se avessi allora accettato quando il gruppo mi propose di entrare in politica come candidato del movimento e io, puro e duro, rifiutai?


34-continua

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