mercoledì 12 marzo 2014
Herbert 32
Herbert
di franco hf cavaleri
Diecimila lire
Era una bella sensazione avere quell’attimo di quiete alzandosi presto la domenica, mentre ancora le stanze dell’appartamento dormivano: svegliarsi e restare appoggiati alla finestra spalancata, pigramente pensando il nulla, lontano finalmente il pensiero asfissiante della scuola.
Fu così anche quella mattina di primavera, nel chiarore che imbiancava la strada e nel tepore del mattino che s’avanzava tra gli alberelli del cortile.
Lo attrasse un rumore inconsueto come di piedi in movimento, giù sotto. Si sporse un attimo, giusto il tempo di scorgere una figura uscire dal cancello sulla via.
Ritraendosi per non farsi vedere, riuscì dal vetro a riconoscere una figura bionda, era Barbarella che camminava svelta verso il portone di casa sua, armeggiando con la borsetta a tracolla.
Barbarella, con questo nome da fumetto aveva battezzato quella donna, era la nuova inquilina della casa di fronte, che (così aveva sentito dire dai suoi genitori) faceva “quel mestiere”… e le cui finestre del salotto per di più fronteggiavano il suo balcone, quasi un invito continuo alla fugace sbirciatina.
Che ci facesse lì a quell’ora del mattino forse pochi dubbi, pensò che c’era quel giovane ai piani di sotto del suo condominio, che viveva solo e che magari l’aveva ingaggiata per una notte d’amore.
Seguendola nel suo camminare, vide un qualcosa scivolarle per terra, senza che lei se ne accorgesse.
Aspettò un attimo che Barbarella fosse rientrata nel suo portone, poi scese di corsa, così com’era in pigiama. Era di nuovo deserto in strada, quando lui, dopo essersi ben guardato attorno, raccolse da terra una banconota ben piegata.
Cosa fare? Da bambino educato avrebbe dovuto correre a restituire i soldi, non gli appartenevano e in fondo erano frutto del “lavoro” di Barbarella, ma… ma se l’avessero visto suonare al suo campanello di prima mattina, cosa avrebbe pensato la gente? In fondo era un problema di come avrebbe potuto da personcina a modo entrare in contatto con una signorina “perduta”, per quanto pruriginoso gli fosse il pensiero e un po’ lo attizzasse l’idea di trovarsela di fronte, magari con qualche cosa generosamente in mostra da una leggera vestaglia malandrina...
Rientrò svelto e silenzioso in casa, tenendo stretto in mano il denaro, ancora ingarbugliato nel feroce dilemma. Ci pensò tutta mattina e poi anche durante il rituale pranzo della domenica.
Non chiese consiglio.
Nel pomeriggio se ne corse in oratorio.
Sapreste dire quante stringhe di liquirizia e quanti bicchieri di spuma e quanti gettoni per il calcetto e quanti dolcetti si potevano a quel tempo acquistare con diecimila lire?
32-continua
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