giovedì 6 marzo 2014

Herbert 30


Herbert
di franco hf cavaleri


Filastrocca del mare
Come attaccato alla roccia di salsedine,
così viveva pensando casa
come fosse il centro del mondo.
Il suo mondo uguale al mondo intero.
Così viveva, bramando di ripararsi dalle intemperie e dalle tempeste.
Si allontanava appena, a fatica,
disprezzando l’estraneo (pochi gli amici)
per tornare al suo scoglio il prima possibile.
S’accorgeva appena di quanto fosse bello il vasto mare.
Non voleva guardare, non voleva rischiare.
Non aveva slanci o entusiasmi.
La salda roccia dello scoglio era rifugio e difesa.
Proprio lì voleva stare,
tenacemente e per sempre,
nella fiducia che tutto il necessario fosse da altri fino a lì portato.
Venne una notte la tempesta,
un fulmine colpì lo scoglio
spaccandolo alla base.
La pietra rovinò in fondo al mare.
Avrà saputo così osare
di nuotare e di volare?


Filastrocca del cielo
Di grandi e bellissimi sogni si nutriva,
cercando nella vita le bollicine
come di un vino giovane e allegro,
che rendessero i giorni eccezionali.
Così immaginando viveva,
pensando di annullare il grigiore di giorni sempre uguali.
Si muoveva non appena possibile,
per cercare sparse, a volte precarie, amicizie a condividere
le speranze di una vita eccitante e splendida.
Non stava male nella sua casa,
ma s’accorgeva appena di essa,
forse anche pensandola come una prigione, comoda e soffocante.
Dalla prigione di sé voleva evadere,
con sforzi compiuti senza costanza e senza impegno,
senza vera determinazione rivolta allo scopo.
Trascurando l’oggi nell’immaginare il luccichio del domani.
Questa era la sua vita,
divisa tra il grigiore del lavoro quotidiano
e la brillantezza speranzosa di sogni e di speranze.
Avrà compreso che sono facce
-belle-
d’una sola medaglia?


30-continua

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