A Fausto devo anche questa introduzione al mio libro 'Varese-il bianco e il nero' (con foto di Carlo Meazza). Siamo nel 2001, e questa resta una delle migliori presentazioni che mi riguarda. Mi sento rappresentato da queste parole, anche se Fausto è stato, come sempre, sin troppo generoso.
AGGUATO
LETTERARIO
Me lo trovo
accanto all’improvviso, nella luce incerta del primo mattino, lungo l’ultimo
tratto di strada comune verso la scuola dei nostri figli, e senza parlare mi
infila nella tasca della giacca o del cappotto un foglio accuratamente piegato
in quattro. La prima volta sono rimasto stupito e gli ho domandato perché mai,
per consegnarmi l’ultima puntata di ‘Pensieri&Parole’, mi avesse teso un
agguato. Poi ho capito che il suo fare furtivo era una spia del pudore che
contraddistingue chi, in questo nostro mondo distratto, si ostina ad avere dei
pensieri e non bara con le parole.
Potrà
sembrare un paradosso ma Carlo Zanzi, giornalista e scrittore prolifico, non è
uomo di molte parole: perennemente in tuta, la divisa della sua professione di
insegnante di educazione fisica, che vive da educatore tout court, e spesso a cavallo della sua bicicletta, ha piuttosto
tutte le caratteristiche esteriori dell’uomo d’azione. Ciò che ‘tradisce’ la
sua intima natura è l’espressione: quel sorriso discreto che illumina il suo
sguardo lungimirante.
La grande dote
di Carlo Zanzi, notista di costume della Prealpina, è proprio la capacità di
non fermarsi mai alla superficie e di cogliere degli avvenimenti, anche quelli
apparentemente banali, il senso profondo, e dei personaggi che chiama sul
palcoscenico del suo ‘teatro della vita quotidiana’ quella specificità
esistenziale che fa di ogni individuo una persona.
Sensibile e
tenero in giusta misura senza mai diventare melenso, appassionato custode delle
tradizioni bosine e del nostro ‘lessico famigliare’ ma immune dalla deprimente
nostalgia, Zanzi investe nel suo lavoro giornalistico e letterario il pregio,
assai raro, di essere al tempo stesso giovane di spirito e carico d’anni di
esperienze, le sue e quelle delle generazioni che l’hanno preceduto e gli hanno
lasciato la loro indelebile impronta.
“L’età adulta,
deo gratias, non è solo acciacchi e lavoro e figli da tirar grandi e
preoccupazioni, ma spesso anche la capacità di sollevare lo sguardo oltre i
propri piedi: e ce n’è bisogno”, scrive Carlo in uno dei suoi ‘graffiti’ che
potrete leggere in questa raccolta. L’esempio lo dà lui, che i piedi è abituato
a farli correre ma con lo sguardo sempre oltre.
Fausto Bonoldi
Nessun commento:
Posta un commento