martedì 31 dicembre 2013

Il miracolo della polenta



Il 2014 sarà un ottimo anno: parola di polenta. Sì, perché ieri sera, dagli amici Luisa e Ric, il miracolo della polenta di Ric si è rinnovato: il cappello di crosta gremata si è staccato e ha regalato subito il suo influsso benefico, con la nascita del piccolo Riccardo, proprio in quegli attimi. Ma nella quiete del paesino di Brinzio, 800 anime più noi quattro, si è rinnovato soprattutto il miracolo dell'amicizia. 

2095 post: un appuntamento quotidiano

                                                                                     foto carlozanzi
                                             
Per il 2095° post del 2013, penso l'ultimo, ho scelto questa immagine, che ben mi rappresenta: la neve, le montagne, la bici, Dio. Anche se c'è la neve, per la verità è una foto estiva, scattata il 7 luglio del 1995, alle 8 del mattino. E' la mia prima salita in bici al Passo Gavia (da Ponte di Legno), m 2.650 slm., 17,5 km di salita con punte al 16% e tratti in sterrato. Bici: Olympia da 177.000 lire. Rapporto più agile: 42/25.
Con questo post abbraccio tutti i miei lettori, e lo faccio volentieri, anche perché so che sono soprattutto lettrici! Più d'uno mi ha detto (o scritto) che la lettura di questo blog è diventato un appuntamento quotidiano, altri che le mie parole fanno pensare. Di questo non posso che essere contento.  

Preghiera

                                                                                             foto carlozanzi


Il mio amico poeta Arnaldo Bianchi mi ha accompagnato nel 2013 con le sue poesie, alcune pubblicate su questo blog.  In genere non mette titolo, mentre per questa ha scritto Preghiera. Eccola:


Preghiera

Come un canto di un canto
nel rumore della sera

s'accende di luce
la voce
che spera.

gennaio 2007

(Arnaldo Bianchi - Nel mite tempo che cade      Pietro Macchione Editore)

Il racconto del mercoledì



dedico questo racconto al mio amico Enrico

L'uomo del ghiaccio
di carlozanzi 


Quando nella piana  varesina e sui seni prealpini scivolano il buio e il freddo, un uomo sale in mansarda e recupera da un alto scaffale una scatola di cartone. Se la notte arriva presto, il vento gelido scuote la quiete bronzea delle campane del Bernascone, se è il tempo del cappotto, della sciarpa e dell’influenza, quest’uomo apre la scatola, fissa le lame, prende un panno e le lucida.
Ormai, per Varese, è il tempo della neve, della pioggia mista a neve, dell’aria tersa, sole che non scalda ma avvampa i colori: allora l’uomo della scatola di cartone scende dalla mansarda e si mette a curare lo stato dei laghi. Perché potrebbe essere l’inverno buono, quando si scende di molto sotto lo zero, quando in Valganna ‘sa barbèla’, quando al Campo dei Fiori la poca neve diventa crosta invincibile, quando all’improvviso l’acqua di lago perde ogni moto e si fissa alle sponde.
Non interessa il nome dell’uomo che cura il pelo dell’acqua, né l’età né se è sposato, se ha figli, nipoti, se è del luogo o foresto. Interessa la sua storia, che si rinnova negli inverni giusti, disgraziati per i più, benedetti per lui: l’uomo del ghiaccio.
Attacca al Pralugano questo personaggio dalla gamba soda, senza ventre prominente, con un viso di solchi, cotto dal sole: carica in auto i suoi pattini d’argento, un bastone e un disco da hockey. Apre le danze al Pralugano, che ghiaccia sempre perché l’acqua è bassa, lì incide i primi intagli nel vetro, arabeschi nella natura. E va, segue il corso del ghiaccio, ringrazia il gelo, toglie i pattini, cambia scarpe, sale in auto, a volte in mountainbike, bastone sulla canna, pedala alla ricerca di nuovo ghiaccio da assaggiare.
Venerato dagli amanti dei pattini, viaggia circondato da leggende di paese. Una racconta di quando, alla Schiranna, arrivò e nessuno pattinava, troppo pericolo sopra un ghiaccio giudicato sottile. Giunse un pomeriggio di poca luce, calzò le lame, salì, valutò, mosse le prime scivolate e dai canneti rigidi di brina uscirono, come pesci in fregola, decine di pattinatori che attendevano lui per dare sfogo al loro vizio. E quanti ne ha tirati fuori dall’acqua –si narra- gente inesperta finita dove si potrebbe morire, rianimati dall’uomo del silenzio, pratico e deciso, dolce a suo modo.
E venne il giorno del giro grande, del freddo assoluto, della fissità che abbraccia tutti i laghi varesini, quelli minori s’intende, non il Maggiore, non il Ceresio ma gli altri certamente. Così l’uomo del ghiaccio partì quel pomeriggio quando il sole ancora basso di gennaio viaggiava, fuoco freddo, sopra Bodio. Partì dal Pralugano, come d’abitudine, bastone e disco, ma in quella pozzanghera fece solo veloci evoluzioni, qualche dialogo con ragazzini di Ganna e di Cunardo, e da lì passò svelto sul lago di Ghirla. Nel cielo tanta luce, solchi di aerei lontani e qualche intuizione di stella, con le Prealpi che s’oscuravano, in ombra, responsabili di nascondere il sole. A Ghirla passò da sponda a sponda, con sicurezza, schivando sassi e detriti, popolando la sua sera di atleti dell’hockey, campioni d’ogni nazione che conosceva nei dettagli.
Guardò l’ora, valutò, salì in auto. Non ci mise granché per frenare e spegnere il motore sulle sponde del lago di Comabbio, un blocco di ghiaccio. Scivolava felice ma pensava a Cazzago, alla sua perfezione, al meglio. Volteggiando con pattini e disco come Rudol’f Nureev sul palco della Scala, si lasciava indurre in commozione dal tramonto di fuoco. Pensava che la vita gli regalava, ora, il suo ghiaccio, ma non era stata sempre benevola, le donne avrebbero potuto comprenderlo con più compassione, Dio avrebbe potuto dotarlo di un carattere più malleabile. Ma non era un uomo di lamenti così tornò al vento e al fruscio delle lame.
Venne presto il tempo di Cazzago Brabbia, del lago di Varese, dove s’aspettava il ghiaccio prelibato: per specchiarsi, lui e gli ultimi bagliori del giorno. Ciò che s’attendeva era realtà, un vetro senza impurità, diamante d’acqua. E in quel luccichìo volle smarrirsi.
Le prime scivolate ad occhi chiusi, come davanti ad un piatto gustoso si annulla la vista per ravvivare il gusto. Pensò di immortalare quel giorno con una fotografia, sfruttò l’ultima luce buona, posizionò la macchina con l’autoscatto, calcolò i tempi e le distanze, partì, il meccanismo scattò, il ricordò si fissò. E da quel momento cominciò la sua danza senza memoria e senza tempo, fatta di godimento puro, come un uccello in cielo che distende le ali e lascia fare al vento. Il piccolo paese di Cazzago s’allontanò; con percorso ondulato, di curve ampie, l’uomo del ghiaccio fu presto al centro del lago, dove si decide se andare dritti all’altra sponda, direzione Schiranna, se prendere a destra o a sinistra, verso Capolago o all’isolino Virginia, dove la saggezza imporrebbe di far e presto ritorno all’auto. Ci mise tutto il tempo del tramonto quell’uomo misterioso, regalandosi cerchi su cerchi, prima di decidere che non avrebbe deciso, lasciando fare al suo cuore. Che non temeva la notte.
Restò sopra il ghiaccio, spingendo e lasciandosi andare, mentre il cielo nero, senza luna, lo rallegrava di piccole luci. Quando capì che il suo corpo, consunto dalla passione, non l’avrebbe condotto sino al porticciolo di Cazzago, e che per mantenere il caldo vitale avrebbe dovuto continuare il suo gioco, preferì lasciar fare alla sorte. Senza lottare. Si fermò, lanciò come un boomerang il bastone e il disco nel buio, sentì il loro cozzare sul duro, si sedette. Si presentò subito il freddo. E la paura, quella che aveva ben camuffato nella dimenticanza: si rivelava nella notte come un urlo tremendo. Intese, l’uomo del ghiaccio, che il gioco non era più nelle sue mani.
Come ogni mortale in quell’attimo sacro trovò la preghiera.
Se oggi chiedete di lui vi diranno che è anche un po’ folle, un patito, un uomo generoso, senza parole, grandissimo esperto di laghi ghiacciati. Il migliore. E se lo volete vedere si conservano le sue foto, scattate quando la voglia di vivere correva felice insieme al giro del sangue. Ma più di tutto resta lui; se passate da un lago ghiacciato, nella terra dei laghi, potreste incontrarlo.  

questo racconto breve è stato pubblicato dalla rivista 'menta & rosmarino' - dicembre 2013

    

A proposito di propositi

                                                                                      foto carlozanzi


Ecco i miei propositi per l'anno veniente....per la verità è uno solo: mai fare propositi, soprattutto se buoni: solo azioni.

lunedì 30 dicembre 2013

Un giorno, altrove



Leggo oggi con gioia dell'uscita del primo romanzo di Federico Roncoroni, 'Un giorno, altrove'. E che esordio: leggo infatti Mondadori come editore. 
Federico fa parte, insieme a me, della Giuria del Premio Chiara inediti, è stato amico di Piero Chiara e, alla morte, curatore della sua eredità letteraria. Come dire che tutto ciò che riguarda Piero Chiara scrittore deve passare da lui. Ha pubblicato diversi libri e ora, non più giovanissimo, per la prima volta tenta con la narrativa. Ma credo sia soprattutto un bisogno dell'anima. Tutti, ad una certa età, hanno bisogno di ricordare e di lasciare in eredità qualcosa. Chi ama la scrittura (e ne è capace) scrive un romanzo, o un diario. E cerca di pubblicarlo, perché altri leggano. Non ho letto il romanzo ma dalla sola recensione che ho visto sino ad ora ho capito che sa molto di romanzo autobiografico, e non mi meraviglio affatto. Ci sono il lago, la malattia, l'amore per i libri e le donne e tant'altro.
Piero Chiara ottenne il successo letterario ad oltre cinquant'anni. Federico ha qualche annetto in più, ma il successo è sempre gradito, e questo gli auguro, insieme al buon anno.

Parte di noi

                                                                                                foto carlozanzi


Tramonta il 2013. Inevitabilmente si tirano le somme, si fanno bilanci. In genere si divide l'inventario in due: noi e gli altri. Pensavo che non è così. Le persone che più incidono nella nostra vita sono parte di noi, sono noi, sicché il bilancio è unico, ed è impossibile che uno possa dire: 'Un anno fantastico!' Quindi nel mio anno che muore registro gioie e dolori.  

Rebecca e i cuginetti

                                                                                               foto carlozanzi


Domenica a Crema, a trovare la piccola Rebecca Zoe, che qui vediamo con i cuginetti Arianna e Michele, dai nonni Daniela e Sauro.

Vanoli Cremona-Cimberio Varese: 75-94

                                                                              foto carlozanzi


La Cimberio basket Varese sta riscoprendo il gusto dolce della vittoria. Due di fila, dopo Bologna anche Cremona fuori casa. 75 a 94, già nel 2° quarto Varese se ne va, Cremona difende così così e un super Sakota (foto) torna l'eroe di Siena: 25 punti, 5 su 5 da 2 e 5 su 9 da 3. Ma bene un po' tutti, si sale a 12 punti in classifica, si saluta la zona della condanna e si spera nella Final Eight di Coppa Italia. Applausi anche per Scekic, apparso più consono al suo ruolo, meno impacciato, più grintoso e concludente.
Forza Varese!

sabato 28 dicembre 2013

Se n'è andata la gatta Cheri



Oggi pomeriggio è morta Cheri, la gatta di mio fratello Guido, di Nicoletta (in foto) e delle mie nipoti Silvia e Laura. Aveva la sua bella età. La sua vita da gatta se l'è goduta tutta. 

Il Diario di Etty Hillesum



Sto leggendo un libro che merita, il Diario 1941-1943 di Etty Hillesum, scritto da una giovane donna che si interroga con coraggio, sincerità e abilità narrativa sul senso della vita. 
Nata nel 1914 a Middelburg da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty morì ad Auschwitz nel novembre del 1943. Il suo diario, fortunosamente scampato allo sterminio della famiglia (ad Auschwitz persero la vita anche i genitori e il fratello Mischa) e poi passato di mano in mano (rifiutato fra l'altro da molti editori!!!!!) apparve finalmente nel 1981 presso l'editore De Haan, riscuotendo un immenso successo, paragonabile a quello che accolse il Diario di Anna Frank. 

venerdì 27 dicembre 2013

Su, coraggio

                                                                                                  foto carlozanzi


Su, coraggio, noi siamo molto più forti di un po' di nuvole e di pioggia. Lo so che alla fine della giornata ci pentiremo perché, anche oggi, non siamo stati in grado di succhiare tutto il dolce possibile. Lo so bene che, guardandoci alle spalle, tirando le somme, concluderemo che avremmo potuto fare di più e meglio, che in fondo un po' di spreco c'è stato, che la pigrizia ha svilito il nostro meglio. Ma ora è meglio che metta un punto, e mi dia da fare

Comunque bella

                                                                                             foto carlozanzi


Puoi cambiare angolo, visuale, zona, panorama: Varese è comunque bella.

(in foto: tramonto sul colle della cultura, campanile di Casbeno e torre della Questura)

Augusto Zanzi, mio parente



Parlando del ciclista degli anni Trenta Augusto Zanzi (vedi post avanti) mi sono dimenticato di annotare che è mio lontano parente. Infatti suo padre era primo cugino di mio nonno Luigi. Augusto, detto Gusto o stravàc, era un ottimo scalatore, tanto che nell'unico Tour disputato ebbe un lampo di pura classe, transitando per primo sul Balon d'Alsace. Forse ho ereditato da lui una discreta propensione per le salite. E forse l'ho persino visto l'Augusto, morto nel 1979. La mia prima bici da corsa risale al 1977, chissà, magari lui era ancora nel negozio di via Veratti. No, la bici non l'ho comprata da lui, le Bianchi verdine costavano troppo. Ma anche gli anni prima chissà quante volte avrò ammirato quella vetrina, sognando imprese mai portate a compimento. 

Le rogne



Secondo Natale senza Elio. Pensando a lui ho risentito le sue lamentele. Spesso diceva, sbuffando: "Un'altra rogna da grattare!" 
Si arriva ad un'età, più o meno la mia, nella quale viene spesso da dire: 'Insomma, un po' ho dato, basta rogne, gatte da pelare eccetera.' Si vorrebbe un po' di quiete, nessun imprevisto spiacevole, solo eventi lieti e desiderata quotidianità senza grane. E invece giungono altre rogne (direbbe Elio), spesso grame, perché riguardano la nostra salute. Insomma, parafrasando una nota frase evangelica: 'Le rogne saranno sempre con voi!' 

L'asilo nido di Rebecca Zoe



Rebecca Zoe va già all'asilo nido, e si trova molto bene!

Padoua by Bu(!)

                                                                                                foto carlozanzi

Che Umberto (marito di Valli e papà di Rebecca Zoe) fosse ottimo musicista lo sapevo, non sapevo che avesse pubblicato un album di musica elettronica. Per gli amanti del genere, la ricerca è semplice. Andare sul sito www.bandcamp.com e poi cercare l'album The Padoua series by BU(!)...si possono ascoltare tutti i brani (nati in via Padova, a Milano, da qui il titolo) e scaricarli a euro 6.99.
Bravo Umberto!

I due Zanzi del ciclismo varesino



Graditi regali del mio Gesù Bambino, ecco due libri sul ciclismo: le bici di Coppi e 'Lo Zanzi, il Binda e altre storie su due ruote', scritti sul ciclismo 1969/1985 di Piero Chiara. 
Si parla, fra l'altro, di Augusto Zanzi. Varese vanta due Zanzi nel ciclismo, uno (Carlo Zanzi) che mai ha corso in società ciclistiche da giovane, ma si è messo in luce in tarda età come amatore scalatore!, e soprattutto Augusto Zanzi detto Gusto o 'stravàca', per la sua posizione scomposta in sella. Piero Chiara parla del Gusto, classe 1904, morto nel 1979, ciclista degli anni Venti-Trenta, prima alla Ganna, poi alla Legnano, gregario di Alfredo Binda, quindi alla Bianchi, gregario di Giuseppe Olmo. Lo Zanzi Augusto partecipò a diversi Giri d'Italia (miglior prestazione, 6°), a un Tour de France (21°), fu ottimo gregario e quando terminò la carriera aprì un frequentato negozio di bici in via Veratti. La sua esperienza servì a diversi campioni, fra i quali Fausto Coppi, e Chiara sfruttò lo Zanzi, quando per la Rai seguì il Giro d'Italia. Il Gusto veniva intervistato tutti i giorni, e lui azzeccò anche molti pronostici sui vincitori di tappa. Insieme al mio amico Sandro Stocchetti, lo stravàca fondò il Velo Club Varese 'Luigi Ganna'.

giovedì 26 dicembre 2013

Cimberio Varese-Granarolo Bologna: 98-89

                                                                                   foto carlozanzi


Keydren Clark se la merita tutta la foto di copertina, perché con i suoi 34 punti trascina la Cimberio verso una vittoria sperata, implorata da tempo, ormai più che necessaria per allontanare gli spettri della retrocessione. Parte alla grande Varese, dieci punti di vantaggio dopo il 1° quarto, poi il calo vistoso, la palla non entra più e Bologna ci raggiunge. Comincio a tremare. La ripresa è stentata, Bologna mette il naso avanti poi le bombe cominciano a piovere a grappolo dentro la retina felsinea. E sono proprio i tiri da tre punti che ci salvano. Ere, Sakota, Polonara, Banks e uno sbalorditivo Clark le azzeccano tutte (o quasi), Hassel (14 punti) si sveglia e segna, Achille il prode si difende assai bene e chiude con 17 punti, la Granarolo cerca di farci lo sgambetto sul finale, si avvicina pericolosamente ma una bombetta di Clark e qualche errore puerile in attacco della Granarolo allontanano lo spauracchio e Varese, finalmente, esulta. Era ora!
Forza Varese!!!!!!!!!!!!!

Famiglia riunita



Tradizionale cena dei fratelli Zanzi con il patriarca Mario, stasera, 26 dicembre. No, quest'anno niente foto col vecchietto in poltrona e i quattro figli intorno, stavolta deve esserci anche mamma Ines, quindi ripropongo questa immagine dell'estate del 1978, in Val Gardena, con i miei genitori in festa per il 25° di nozze. 

Buon anniversario di nozze

                                                                                              foto carlozanzi


Buon anniversario di nozze, cari Daniela e Sauro.  

Buon onomastico, caro Stefano



Buon onomastico, caro Stefano. A furia di chiamarti Pillo, rischio di dimenticarmi il tuo nome di battesimo.

Buon compleanno, caro Leo



Un grande abbraccio di buon compleanno al mio amico e collega Leo.

Tanti auguri, caro Stefano

                                                                                           foto carlozanzi


Un abbraccio al mio amico e collega Stefano, oggi in festa sia per il compleanno che per l'onomastico. Come si può notare dalla foto, ama sempre raddoppiare!

mercoledì 25 dicembre 2013

Calicantus



Calicantus

di carlozanzi


Giaculatòri da pass
sùra la gropa dul mött
d’ra Madòna dul Munt.

Fregüj da fiòca
e pass cüsì insema
cuntra ‘l ciel da calcìna.

In dul frècc, nissün:
frignà da scurbàtt,
buià da can
e la fiòca, tic toc,
sùra föj secch e ramm scür.

La santèla d’Urùnc,
sentée da giazz
a stücà i crepp,
rüg prufùnd d’ra rizzàva.

Rampèga la strava,
‘na capèla drèe l’altra,
rusàri mes’cià cunt ul bufà
sübit vapùur.

Remigà d’uraziùn
e ‘n calicantus:
prufümm, dumà saür,
vena da föögh nel cöör giazà,
sàbat da primavera,
Natàl da lüüs.


3^ classificata Poeta Bosino 1999









Calicantus

Giaculatorie di passi
sopra la groppa della collina
della Madonna del Monte.

Briciole di neve
e passi cuciti insieme
contro il cielo di calcina.

Nel freddo, nessuno:
frignare di corvi,
abbaiare di cani
e la neve, tic toc,
sopra foglie secche e rami scuri.

La cappelletta di Oronco,
sentiero di ghiaccio
a stuccare le crepe,
rughe profonde della rizzada.

Arrampica la strada,
una cappella dietro l’altra,
rosario mischiato con il soffiare
subito vapore.

Borbottare di orazioni
e un calicantus:
profumo, solo sapore,
vena di fuoco nel cuore ghiacciato,
sabato di primavera,
Natale di luce.



Natale a ranghi ridotti



Natale a ranghi ridotti, questo del 2013. Causa influenza, assenti giustificati i parenti mantovani. Siamo abituati a ben altre tavolate natalizie. Primo Natale per Rebecca Zoe.

Se qualcuno vuol venire



Causa malattia dei parenti, abbiamo quattro posti liberi: se qualcuno vuol venire....

Natale a mollo



Certo che il Natale con la pioggia non mette allegria, ma questo ci regala il cielo, sperando che il cielo non sia vuoto, cioè che il Bimbo nato sia veramente tale. Questo spero, ancora, giorno dopo giorno. Bella Messa di mezzanotte ieri alla Kolbe. Ai piedi dell'altare il Gesù bambino adagiato sulla nuda terra, seme buono gettato nel campo del mondo. Complimenti al mio organista preferito, Andrea Gottardello, al mio ex alunno direttore del coro Kolbe Riccardo Bianchi e a tutti i coristi. 
"Il Cielo germoglia sulla terra" c'è scritto sull'immaginetta che ci hanno regalato alla fine della celebrazione.
Dal cielo, stamani, scende acqua copiosa. Speriamo sia acqua benedetta.

Buon compleanno a Carlo


Buon compleanno al mio amico Carletto Maroni, gran pedalatore!

Buon compleanno a Paolo



Buon compleanno al mio amico Paolo Caggioni, nonno felice come me!

martedì 24 dicembre 2013

Il racconto del mercoledì

                                                                                          foto carlozanzi


Notte di Natale
di carlozanzi

Entro nella pancia della notte di Natale con il malinconico piacere del vittimismo. Sono da poco passate le ventitré del ventiquattro dicembre. Ho consegnato gli ultimi pacchetti: tortellini, ravioli, pasta al forno, cannelloni. Il Ciao verdemarcio è in garage. Ho addosso il profumo, infine nauseante, dopo molte ore, del Pastificio Bolognese di piazza della Repubblica. Ho salutato il maestro, il Peppino, la Luciana e quel tipo alto e secco, che tiene i conti con l’orologio di quanto sto al cesso, e se sgarro mi dice: “La merda si va a farla quando è matura.” Non è che sia un mostro di simpatia ‘sto tizio, ma alla fine c’è di peggio.
Cammino nella notte verso casa. Taglio in diagonale piazza Repubblica, alla mia sinistra il mercato vecchio, i negozietti, il bar Firenze. Fa freddo. Mi fascio nel cappotto, mi stringo addosso il suo calore, ora vorrei piangere. E così il vittimismo corre col mio giovane sangue. Credo c’entri il fatto che all’inizio il Natale è magia, è la festa più desiderabile, è il miracolo possibile e poi un giorno si scopre che il Bambin Gesù è solo tuo padre, la Madonna tua madre. Si rimane male. Ci si sente vittime di un tradimento. Si cresce, certo, si dimentica e si scoprono altre gioie ma la ferita rimane. Per questo cammino nella santa notte ma non sono felice. Un po’ di zucchero in verità lo gusto, perché mi hanno tradito, la colpa è loro, non mia, sono innocente, me l’hanno fatta, è giusto che mi stringa nel cappotto e nella mia malinconia, che mi fa star bene. Cammino lento, so che ad attendermi a casa non ci sarà nessun Re dell’Universo che reca doni, in fondo sono triste anche perché ho dovuto lavorare (io, ancora giovane studente delle medie) sin quasi al colmo della notte per guadagnare qualche soldo, indispensabile per regali alla mia portata. Perché i miei fanno regali, certo, ma so già che non arriveranno ai miei desideri. Non li completeranno. Così ci metto del mio, mi compro ciò che voglio però non è giusto, sono ancora uno studente, fare lo studente lavoratore pesa, soprattutto la notte di Natale, quando si vorrebbe precipitare nel magico sonno che non dorme, e vegli sino al mattino, quando ci daranno il permesso di alzarci e di continuare a sognare: che si può essere felici.
Cammino verso casa, nella notte di Natale. Non c’è gran traffico, la Messa della mezzanotte è ancora lontana, molti siedono a tavola per il cenone della vigilia, a casa mia niente cena speciale, i miei staranno già dormendo, o forse li sorprenderò nel goffo tentativo di riproporre un segreto ormai svelato. Forse ci sarà la porta chiusa con il cartellino: ‘Non si entra in sala’.
Ma alla fine che voglio? Magari non regali ma un abbraccio, due abbracci e tanti baci, mamma e papà che mi accolgono, si complimentano “Sei un ometto!”, mi spianano la rivoltina, mi baciano sulla fronte. O forse non mi sta bene nemmeno così, perché non potrei più cuocere a fuoco lento in questo senso di dolce abbandono nella commiserazione, nella contemplazione di una vita ingiusta, inadatta a come sono fatto io.

Cammino nella complicazione dell’esistere aumentando il passo, fa freddo, vorrei scaldarmi, la mia abitazione non arriva mai, ora desidero solo dormire. Un mendicante cammina strascicato, sta andando verso un vagone alla stazione delle Ferrovie Nord Milano, lì passerà la notte di Natale. Non mi fa pena. Mi fa paura. Aumento la frequenza della camminata. Corro. Il mio appartamento modesto ma riscaldato mi accoglierà. E forse, domattina, al mio risveglio dimenticherò di essere a metà strada, né bambino né uomo. E i miei diranno: “Alzati, piccolo, Gesù Bambino non si è scordato di te.”   

I conti non tornano

                                                        foto carlozanzi

C'è un modo per rovinare il Natale: trastullarsi accarezzando una coscienza a posto. Bene, il regalino è stato consegnato, i conti tornano.
I conti, in verità, non tornano mai.

Tanti amici per Fabio



Tanti amici anche stamattina, per la Messa dedicata a Fabio, a otto anni dalla sua morte. "La ferita c'è ancora" ha detto papà Attilio, ma ci si aiuta a vicenda. Lui e mamma Emanuela aiutano noi: si può vivere ancora, nonostante un dramma così. Noi aiutiamo loro, con una presenza nella preghiera che significa: anche noi speriamo che non finisca tutto lì. Aiuto reciproco che si è materializzato anche alla fine della Messa, quando don Carlo si è dimenticato le parole dell'Angelus e ha chiesto di recitarlo insieme. 
L'unione fa la speranza.
  

lunedì 23 dicembre 2013

Natale zuccherino




Natale zuccherino
di carlozanzi


Natale zuccherino,
sciògliti nell’acqua del reale,
sii serio, a Natale.
L’amore di parole vuole parsimonia
perché mi metti noia
se infine non mantieni ciò che dici.

I buoni sentimenti declamati
sono il volo di una palla luccicante,
mille pezzi che, infine, fanno male
se a piedi nudi ci cammini,
il giorno di Natale.

Musica, canti e lacrime
baciano il cuore,
ma piedi lesti e scarpe
danno il pane a chi muore,
la notte di Natale.

23 dicembre 2013



Il mio personale Buon Natale

                                                                                               foto carlozanzi


Giunga a tutti i miei amici il mio personale Buon Natale. Ma vorrei essere preciso, perché il termine Buon Natale è generico. Vorrei per tutti voi un giorno di Natale, un 25 dicembre, che resti di alto livello dall'inizio alla fine. Perché si sa, il giorno di Natale ha due volti. Il primo assai piacevole: la festosa Messa di mezzanotte, l'attesa dei regali, l'incontro coi parenti e l'attesa del grande pranzo. Poi abbiamo la parabola discendente, già dalla fine dell'antipasto: sonnolenza, pentimenti d'aver ecceduto nel cibo, promesse di diete, a cominciare dalla sera stessa, giochi in scatola ai quali si è più o meno costretti a partecipare, ricorso al cinepanettone per non sdraiarsi sul divano.....
Buon Natale: dall'inizio alla fine.

Arti e mestieri

                                                                                                   foto carlozanzi



Sempre suggestivo il presepe vivente nella piazzetta della canonica di San Vittore, realizzato dai miei amici di Comunione e Liberazione. Un Ora et Labora allargato a diverse arti e mestieri, con grande divertimento per i più piccoli, e non poco impegno organizzativo per i più grandi. Per me è anche l'occasione di incontrare molti amici, ciellini e non. In quel clima è più bello scambiarsi gli auguri di Natale.

La vignetta di Morgione



Tanti auguri al mio amico Gaspare Morgione. Con questa vignetta (realizzata per Varesenews) come al solito ci regala un mezzo, malinconico sorriso.

Gli auguri del Premio Chiara



Mi giungono, graditi, gli auguri degli Amici di Piero Chiara. Grazie...un augurio particolare a Bambi, a Romano, agli amici della giuria Premio Chiara Inediti, a Ric e a quanti si impegnano, perché questa bella realtà culturale possa continuare a lungo.

12.000 giorni



Oggi Carla ed io festeggiamo i 12.000 giorni di matrimonio. In questo lungo tempo molto è capitato. Fra gli avvenimenti minori, anche che Carla potesse esprimere la sua creatività nella realizzazione delle statuette del nostro presepe familiare. In alto le nostre tre bambine. Poi il tempo passa e sono necessarie nuove statuine, realizzate da Carla per questo Natale. Al centro Maddalena con Stefano, il loro matrimonio è previsto per il veniente 7 giugno. In basso Valentina, Umberto e la piccola Rebecca Zoe. 
Ringrazio Carla per questa sua creatività, e per tutto il resto.