giovedì 31 gennaio 2013

Giobia


Oggi è la Giobia. Dice il Parolario Bosino di Gorini-Maggiore:

Giobia = lett. giovedì, da gran tempo obsoleto in questo significato. Festa du ra Giobia detta anche Puscèna di donn, fu l'antesignana della festa della donna. Si celebrava l'ultimo giovedì di gennaio. In questa occasione i nostri avi offrivano un dolce a forma di cuore alle loro donne in riconoscimento del loro grande contributo alla vita ed al buon governo della famiglia....La Giobia era inoltre la festa di saluto per quegli uomini (un tempo in gran numero, particolarmente muratori, carpentieri, falegnami...) che alla fine di gennaio ripartivano per raggiungere i cantieri di lavoro all'estero, che riaprivano dopo la pausa invernale.

La Famiglia Bosina, da oltre 60 anni, ripropone questa festa con una cena, danze, canti e la proclamazione del Poeta Bosino.


mercoledì 30 gennaio 2013

Buon compleanno, Anita


Buon compleanno, cara Anita. 2013-1930 fa 83: complimenti!

Auguri, Emanuela


Tanti auguri, cara Emanuela. Buon compleanno.

Pigiama



PIGIAMA

Vuoto di te abbraccio il tuo pigiama,
sa di carne, di sogni, di profumo
e del gesto invitante di spogliarsi
e della bella mano che lo sveste
e del modesto volo verso me.

31 gennaio 2013

Interrogatorio


Dopo tre mesi di silenzio, il mio amico poeta Arnaldo Bianchi torna a mettere nero su bianco (Bianchi-bianco, non è casuale). E dice di voler sperimentare, un tentativo di percorrere nuovi sentieri poetici. Ecco la prima prova.

Interrogatorio

"Dov'è Abele? tuo fratello"
"Non sono la sua balia, non l'ho visto"
rispose al suo Dio Caino
a passo veloce, percorrendo i campi.
"Non sai dove sia andato?"
"No te l'ho già detto"
disse con voce roca
senza, al suo giudice, rivolgere lo sguardo.
Domandò ancora, paziente e inesorabile,
l'Eterno restando in attesa
della risposta che tardava,
risposta che, dall'inizio dei tempi,
già sapeva.

gennaio 2013

Ul batèl dul Signuur


Sempre in vista della Giobia di domani sera, ripensavo alla sorpresa che provai quando, nel gennaio del 1995, trovai finalista con me al Poeta Bosino l'amico e collega Franco Passera (foto), ben noto allenatore di basket (papà di Marco, che oggi gioca in serie A). Non me l'aspettavo di certo, così come lui, probabilmente, non si aspettava di trovare me. Arrivò terzo, con la poesia che oggi voglio qui riproporre, nel dialetto del lago Maggiore.


UL BATEL DUL SIGNUUR

Indua ta purtarà ul batel
che la matina bunura dal puntil
du l’imbarcader magiur de Luin,
cunt un frècc barbin
ta fa batt i dinc’ gross
e ‘gnì i dulur in di oss,
indua purtropp gh’era
gnanca ‘na cadrega.

Al ta purtarà, o dutùr,
dasin dasiot vers ul Signuur
che l’è lìlinscì cunt un batel pien d’amur
indua ul frecc e i dulur
t’ai sentat pü,
e cunt i òcc serà su,
sott vuus, al ta diis:
Chichinscì ti set in paradiis!

Franco Passera    giöbia 1995



La penultima età 15


No, non dite mai, neanche per scherzo, che giunti alla penultima età tanto sapete già come vanno le cose. Dite piuttosto che siete stanchi, stufi, che gli impegni tolgono energie alla ricerca della novità, alla scoperta di qualche senso nuovo e più appagante, che è già tanto tirar sera eccetera, ma non mettete limiti alla provvidenza, che ogni mattina si rimbocca le maniche.

La battaglia di Waterloo


Il Corriere della Sera, per pubblicizzare una serie di libri storici abbinati al quotidiano, propone la seguente pubblicità: 

18 giugno 1815 Napoleone Bonaparte trionfa a Waterloo...O no?
Ci sono cose che non si possono non sapere

Ad una prima lettura veloce pensavo che la domanda fosse riferita alla data, e allora mi sono sentito molto ignorante e stavo per dire che certe cose, le date ad esempio, si possono non ricordare. Poi leggendo più attentamente ho capito che la domanda non si riferiva alla data ma all'esito della battaglia. Bè, in effetti, allora, il trionfo di Waterloo stona un po'.

Il Cristo Redentore


La statua del Cristo Redentore, realizzata nel 1931 dallo scultore francese Paul Landowski sulla cima del Corcovado (700 metri sopra il livello del mare) è uno dei monumenti più noti al mondo, simbolo di Rio de Janeiro. Ci si arriva con un trenino o altro mezzo pubblico, poi ci sono 222 gradini da fare ma anche un ascensore per disabili. Ciò che Wikipedia non dice (e io l'ho saputo da mia figlia Valentina) è che non ci si può andare a piedi. Perché? Perché sul quel colle (che io immaginavo tipo Sacro Monte) ci sono le favèlas, non è affatto consigliabile, rubano di tutto, compresa la fede nuziale.

Havaianas


Mia figlia Valentina, da Rio, mi ha portato in regalo queste belle Havaianas originali. Benissimo, quest'estate so cosa mettere ai piedi. 

Il racconto del mercoledì



La tempesta perfetta

A terra una calza e una ciabatta.
Nel procedere lungo il corridoio, avvertì un dispiacere. Non avrebbe voluto, ma gli occhi fecero la curva sulla destra e vide la loro camera: porte di armadi aperte, un accappatoio verdemarcio a terra, altre ciabatte, un top, mutande, il tappo di un tubetto di crema, qualche elastico per capelli, una spazzola, un pigiama invernale, una cintura, altro ancora. Ma non volle indagare oltre, gli occhi fecero dietro front e tornarono ad affiancarsi al suo malumore.
Era pronto per uscire. Lui se ne andava di casa, al mattino, sempre prima degli altri. Affrettò il passo verso la porta ma si fermò: ‘Perché era costretto a scappare da casa sua?’
La sosta lo indusse a guardare in cucina: avanzi di prime colazioni, una bustina di te gocciolante s’era afflosciata, esausta come un maratoneta, sul bordo di un piattino, e poi briciole e macchie di caffèlatte, ancora una ciabatta e un tovagliolo finito a terra, pirottini di merendine al cioccolato, vasetti di marmellata aperti, con i tappi lontani almeno tre spanne. Nel lavandino poche stoviglie, perché la gran parte erano state abbandonate come relitti sopra il tavolo. E insieme a quello spettacolo di disfacimento domestico, i primi rimbrotti, le prime minacce, i primi sbuffi e qualche mala parola, come rumori di un temporale in procinto di far valere la sua prepotenza.
Con un atto di coraggio tornò indietro, raccolse qualcosa da terra senza farsi notare, più che altro per far piacere  a lei, restò in allerta, come un cacciatore che senta odore di preda.
“Porca puttana, chi ha visto il mio maglione panna?”
Silenzio, un ronzìo di asciugacapelli, uno sbattere incontrollato di porta, un gracchìo di televisore mal sintonizzato in cucina.
“Mamma, chi ci accompagna?”
Ancora silenzio e un trillo di sveglia nell’appartamento di fianco.
Avrebbe voluto rispondere con entusiasmo “Io!” perché davvero era ben disposto ad accontentarle, se avesse avuto a che fare con persone puntuali. Attenderle significava ritardo sul posto di lavoro, ritardo di molti minuti. Non se lo poteva permettere, per lui e per loro.
“Il maglione?”
“Io non l’ho preso....”
“Porcaporcaporca...”
“Vaffann...con chi t’incazzi?”
La tempesta montava, in risalita, in ebollizione, in espansione esplosiva.
Lei fece per dir qualcosa, più che altro raccomandazioni e rinforzi a precedenti inviti, ma venne zittita in malo modo. Volle insistere, ma fu come se dell’altro vento fosse entrato a dar forza ai vortici depressionari, sibilanti dentro quella famiglia normale.
E intanto, fuori, febbraio s’era svegliato con una gran bella giornata di sole, naturalmente fredda ma senza nubi né nebbia.
Lui taceva, nemmeno più attonito. Semplicemente abituato, e soprattutto consapevole che fuggire era pavidità, forse, ma nel contesto di un sano istinto di sopravvivenza.
Prese a pedate un asciugamano finito in corridoio, a passo svelto ripercorse la via verso l’uscita e lasciò la scena senza nemmeno salutare. Probabilmente, a meno di urlare, non l’avrebbero neppure sentito.
Lungo le scale notò ancora un vociare a voce alta. Uscì dalla porta della palazzina. Quell’aria gelida fu come un caldo abbraccio. Se la respirò tutta, a bocca aperta come un podista allo stremo. Ne trasse beneficio ma il rimorso per quella fuga gli galleggiava dentro. Anche ad impegnarsi, non poteva zittirlo. Rimorso che prendeva ossigeno, mutando termine: fallimento. E quello non lo poteva accettare.
S’aggrappò come un carcerato senza speranza ad una recinzione in metallo, che dava su qualche metroquadro di verde. Un praticello condominiale nemmeno in grado di far giocare un bimbo di pochi anni: una betulla, una pianta di rose, un’altra di ortensie, una terza di oleandro.
Le vide come una benedizione. Le vide come un indizio di speranza per il futuro. Poche primule, venute al sole fra croste di neve e fili d’erba intirizziti dal gran freddo.
Sostò appeso alla rete.
Qualcuno lo vide. Pensò dovesse avere più di un problema.

martedì 29 gennaio 2013

Pietre dal cielo


A volte è davvero sconfortante la distanza che misuriamo fra ciò che vorremmo sentire in noi e ciò che sentiamo, fra ciò che vorremmo fare e ciò che facciamo, fra la natura che vorremmo e la natura che è. Ma lamentarsi e gettare la spugna sarebbe solo far cadere altre pietre dal cielo. 

Ricordo di un'emozione


Si avvicina la sera della Giobia (giovedì 31 gennaio) con la proclamazione del Poeta Bosino 2012, e allora mi piace ricordare l'emozione che provai nel gennaio del 1995. Mamma mia, quasi vent'anni fa!


Mi è molto cara questa poesia, che ho scritto nel 1994, una delle mie prime poesie in dialetto. Devo a lei la grande emozione della vittoria al Poeta Bosino, il 26 gennaio 1995. Quella sera della Giobia, al Raggio d’Oro, sapevo che ero fra i tre finalisti, ma non ancora la posizione. A metà cena, dopo il sorbetto, la proclamazione. Iniziarono dal terzo, e non ero io, ma il mio caro amico Franco Passera, con ‘Ul batel dul Signur’. Quando Sandro Branduardi, segretario del premio, annunciò che il secondo era Edoardo Speroni con ‘Cusè vurevan dì’, scoprii di aver vinto. Al momento della premiazioni era presente anche l’allora sindaco Raimondo Fassa, che mi conosceva bene, perché seguivo per il settimanale ‘Luce’ il Consiglio comunale. Qualcuno fece notare che non avevo ancora 40 anni, che ero forse il più giovane Poeta Bosino nella storia del premio, e che avevo scritto una poesia che avrebbe potuto scrivere una persona anziana. Al che Fassa, sorridendo, usò una frase come per dire che in effetti avevo la saggezza di un vecchio. O forse lui intendeva che ero anche un po’ vecchio dentro. In effetti, per certi versi, mi sento più giovane oggi, quasi vent’anni dopo. Ciò non toglie che questa poesia resti una delle migliori che abbia mai scritto (a mio giudizio, naturalmente).  




RUSARI D’UN VECC

Cala la sira, la ven giò me’n sipari,
grisa me’n rat. Curi a sgranà ‘l rusàri.
Fo’n cenn ai gent e pö prepari l’ambient,
ca gh’ho bisögn da lüüs.

Ogni dì l’è ‘n tuchell püssee lungh,
sa toca ‘l lett cunt un dulur divers.
Gh’è pü pasiun, restan dumà sti vers d’un vècc
ca l’è stüff d’andà in lung.

Epür la curòna incöö la dis
ch’inn prezius anca i pel di barbis,
che i vècc gh’han mia temp d’ingrigìss,
che lamentàss l’è la riceta di mort.

E mi gh’ho dent la vita ca la büi,
inn fort i me radis sota la tera.
Sun tütt segnàa da föra, ma da dent
sunt anmò ‘n pivelin cunt la pel liscia.

Ave Maria, Gratia plena…mama, sta chi,
ul fögh di cepp l’è mia assèe da scaldàss.
Santa Maria, Mater Dei…prega par mi,
che andarò in lett e vöri disedàss.

Pater Noster…Te sett in ciel, ga credi,
ma làssum un quai dì par ripasà.
L’è düra la leziùn dula speranza,
semm gulus da sto mund, pien da magàgn.

Salve Regina…sunt stai re anca mi,
in cità sevi ‘l primm fra gli ufelèe,
ho mes’ciaa la farina par i sciuri,
ho ricamà i me dulz cumpagn d’un sart.

Mater Misericordiae…vardè i man,
fò fadìga a sgranà la tò curona.
Treman al pass cun la fiama nel camin,
cerchi da tegnij giunt, e ma fann pena.

Gloria Patris et Filii…e gloria a mi
Se Ti, Signur, te sarètt bun davera.
Mi vivi e preghi anmò, senza vargogna.
Regali a Ti i me debit…Così Sia.


ROSARIO DI UN VECCHIO

Cala la sera, viene giù come un sipario,
grigia come un topo. Corro a sgranare la corona del rosario.
Faccio un cenno alla gente di casa, e poi preparo l’ambiente,
perché ho bisogno di luce.

Ogni giorno è un po’ più lungo,
si tocca il letto con un dolore diverso.
Non c’è più passione, restano solo questi versi di un vecchio
Che è stanco di andare per le lunghe.

Eppure la corona oggi dice
che sono preziosi anche i peli dei baffi,
che i vecchi non hanno tempo di ingrigirsi,
che lamentarsi è la ricetta dei morti.

E io ho dentro la vita che bolle,
sono forti le mie radici sotto la terra.
Sono tutto segnato di fuori, ma dentro
sono ancora un ragazzino con la pelle liscia.

Ave Maria, Gratia plena…mamma, sta qui,
il fuoco dei ceppi non è sufficiente per scaldarsi.
Santa Maria, Mater Dei…prega per me,
che andrò a letto e voglio risvegliarmi.

Pater Noster…sei in cielo, ci credo,
ma lasciami qualche giorno per ripassare.
E’ dura la lezione della speranza,
siamo golosi di questo mondo, pieno di difetti.

Salve Regina…anch’io sono stato re,
in città ero il primo fra i pasticcieri,
ho mischiato la farina per i ricchi,
ho ricamato i miei dolci come un sarto.

Mater Misericordiae…guarda le mani,
faccio fatica a sgranare la tua corona.
Tremano a ritmo con la fiamma del camino,
cerco di tenerle giunte, e mi fanno pena.

Gloria Patris et Filii…e gloria a me
se Tu, Signore, sarai buono davvero.
Io vivo e prego ancora, senza vergogna.
Regalo a Te i miei debiti…Così Sia.  

lunedì 28 gennaio 2013

Tutto esaurito




“Specchiati a Spoon River”
poesia, musica, teatro
COMUNICATO POST EVENTO
Sabato 26 gennaio il Caffè la Cupola ha ospitato una serata davvero speciale, ideata e
organizzata da girandolEvento.
Specchiere appese alle vetrate a creare magici effetti di luce e riflessi, ma anche dischi di
specchi e gerbere colorate posizionati sui tavoli di legno. Questa la cornice, questa l’atmosfera,
che quasi un centinaio di persone hanno vissuto. Uno spettacolo dal forte impatto emozionale.
Una serata allo specchio insieme agli abitanti di Spoon River che sono tornati a vivere
attraverso le voci degli attori. Elisa Carnelli e Simone Mauri in un gioco a due hanno messo in
scena alcuni personaggi come Dippold l’ottico, Francis Turner e i coniugi Purkapile. Narratore
d’eccezione anche il professor Silvio Raffo con la sua magistrale lettura de La Collina oltre che
del dialogo maestra e allievo, tra Emily Sparks e Reuben Pantier.
Una serata allo specchio dove a riflettersi sono state anche le note dell’album “Non al denaro
non all’amore né al cielo”. La voce e il piano del giovanissimo Alessandro Cerea, guidato dal
maestro Guido Zanzi, hanno reso un omaggio sensibile e raffinatissimo all’indimenticabile
Fabrizio De André.
Una serata allo specchio, dove ognuno è tornato a casa con una consapevolezza in più: lo
specchio riflette a tutti la sua verità e ognuno può essere davvero ciò che vuole.
“Nella vita si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non
essere sinceri. Nella morte invece i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema
sincerità perchè non hanno più da aspettarsi niente...così parlano come da vivi non sono mai
stati capaci di fare”
[F. De Andre’ intervistato da F. Pivano, 25 Ottobre 1971]
Varese, 28 gennaio 2013

Prove di memoria


In attimi di pausa mi lascio attrarre dalla mia libreria con tanti libri (non tutti letti), osservo gli scaffali e sfilo un volume. Stasera è capitato Prove di memoria (Crocetti editore), raccolta di poesie del mio amico Dino Azzalin. Edizione di pregio. Lo apro e leggo la dedica: 
All'amico Carlo Zanzi per le nostre comuni strade che prendono il via dal 'mitico' viale Belforte, nel segno della parola. Con l'affetto di Dino.  Varese 5.XII.2006
Già, veniamo entrambi dal viale Belforte, dall'oratorio di Biumo Inferiore. Entrambi amiamo le lusinghe della parola scritta.
Dino è un poeta decisamente ermetico, almeno per me. Ricordo molto bene la poesia che amo di più in quel volumetto. E' una delle poche non ermetiche. Eccola:

Se fossi l'altro che non sono,
quello che più desideri, allora
vedresti l'uomo che non hai
mai amato.
                                 1973

La fortuna gira

                                                                  foto carlozanzi

Pensavo alla vittoria di ieri sera della Cimberio basket ad Avellino di un solo punto, 83 a 82. Ho letto che sono da elogiare soprattutto Banks e Polonara. Ma a parte i giocatori, consideravo che quando si vince di un punto conta molto la fortuna. E a noi, in questo campionato, è già capitato altre volte. Ma la fortuna gira e sarebbe stato meglio 'sfruttarla', tenerla da parte per altre occasioni, che so, in Coppa Italia contro Milano. Ma poi pensavo: noi con Milano vinceremo alla grande!

Lettera ai giovani


Gli adulti hanno un bel dire che è bello essere giovani, che tornerebbero volentieri indietro eccetera, come per dire che a quell'età tutto è semplice. La verità è che non si è mai contenti dell'età che ci tocca, e che la giovinezza è età ardua, soprattutto perché 'obbliga' a scelte decisive per la vita: gli affetti e il lavoro. Ci vuole coraggio. Sempre. Ad ogni età. Ogni scelta è un rischio, più o meno calcolato ma sempre rischio età. Si può giocare al ribasso o rischiare di più. Non ci sono ricette, purtroppo. E conta anche la fortuna.

domenica 27 gennaio 2013

Sidigas Avellino-Cimberio Varese: 82-83


Coach Vitucci può gioire ancora (foto da Internet, un'ora fa), la sua Cimberio vince di un punto, 83 a 82, anche fuori casa, ad Avellino, contro la Sidigas. Ho potuto seguire il match solo grazie all'amico Damiano di Varesenews, le sue poche parole (sino ad ora) mi dicono che si è andati ai supplementari sul 74 a 74, e che decide una tripla di Green a dieci secondi dalla fine. Che vada così anche in Coppa Italia! Forza Varese!

Sidigas Avellino-Cimberio Varese: 56-63 dopo il 3° quarto

Gli irpini non mollano la presa Cimberio, sempre lì attaccati, sul finale triple di Ere, Polonara e Banks ci permettono di staccarci un po', 7 punti a tre-quarti di gara: troppo pochi. 

Sidigas Avellino- Cimberio Varese: 39-38 a metà gata


La Cimberio è al completo, parte bene, una clamorosa tripla da metà campo di Green (foto carlozanzi) ci permette di chiudere il primo quarto avanti di sette, 13 a 20 per Varese. Si arriva anche 13 a 26, poi il vantaggio a poco a poco se ne va e a metà gara siamo sotto di uno: 39 a 38. Ci sarà da soffrire.

Festa della famiglia


Oggi la Chiesa festeggia la famiglia. Forse è superfluo sottolineare che questa è la mia più grande fortuna. 

La penultima età 14


In questo tempo della vita si coglie la grande responsabilità di chi ha scelto di diventare padre e madre. Un compito, una missione, una vocazione che appaiono superiori alle nostre forze. Consapevolezza che, percepita a tempo debito, forse ci avrebbe convinti ad operare in modo differente. Ma l'elan vital, la forza della vita -per fortuna- hanno il sopravvento e la giovinezza incosciente facilita il compito genitoriale. Così gli umani -per fortuna- non si estinguono.

Motorini


Stamani ripassavo i motorini della mia vita. Nell'ordine, dall'alto: un Mosquito a rullo, antidiluviano, un Garelli 50 blu e un Demm sul verde, con manubrio sport tipo Giacomo Agostini (che ci hanno rubato). Quelli in foto non sono i miei, sono modelli molto simili che ho trovato in internet.  E poi ho pensato ai motorini e alle moto che avrei voluto cavalcare e che non ho potuto avere. Ricordo Luciano Guarnieri con un fiammante motorino tipo cross, nuovo di pacca, brillava come i denti di Luciano che era strafelice, e come la mia invidia. E poi il mitico Morini 'Corsarino' 4 tempi di Roby (che bello quel rumore di moto), il motorino di Oliviero (non ricordo la marca, forse Bultaco), ispiratore di un mio racconto, e poi l'Aletta Harley Davidson di Carlino (che bella!) e la Lambretta di Gerardo e di Paolo, l'Harley Davidson tipo Lambretta di Fraschini. Ricordi assolutamente incancellabili.

Non cagare più, pirla!


Caduta di stile un po' grossolana in questo mio post, ma quando ci vuole ci vuole. Come altre volte è successo, stamani un automobilista ha suonato, dopo avermi sorpassato mentre andavo con gli skiroll (foto di repertorio, in tenuta estiva). Ha suonato per aver dovuto aspettare non più di 5 secondi a sorpassarmi. Ho notato che in questi casi la mia imprecazione più spontanea è 'Vai a cagare, pirla!' con sollevamento del bastoncino destro verso il cielo, in tono minaccioso. Ma stamani consideravo che la minaccia non è corretta, perché quell'augurio è benevolo, foriero di un'azione gradita. Quindi ho deciso di cambiare. D'ora in avanti dirò: 'Non cagare mai più, pirla!'

Giobia 1


Grazie al lavoro della Famiglia Bosina (foto), anche in questo 2013 si festeggerà la Giobia, ultimo giovedì del mese, cioè giovedì 31 gennaio 2013. Una ricca cena e la premiazione del concorso Poeta Bosino, per liriche nel dialetto delle nostre contrade. Per info sulla serata, visitare il sito molto ben fatto della Famiglia Bosina (www.famigliabosina.it). Lì c'è anche la storia (scritta da Natale Gorini) di questa festa tradizionale, una delle poche di Varese.

Giobia 2


Come ogni anno, a partire dagli inizi degli anni Novanta, partecipo al concorso Poeta Bosino. Il vincitore riceve fra l'altro l'argentea statuetta del Pin Girometta, maschera tipica di Varese. Ho avuto la fortuna di vincere due volte (ecco le due statuette, opera di Augusto Caravati), nel 1994 e nel 1996. Poi altri piazzamenti nei primi tre. E questo mi fa molto piacere. Ultimo riconoscimento nel 2006, con la poesia Cruzz. Al di là del risultato, amo scrivere in dialetto soprattutto perché così facendo ho al mio fianco mamma Ines, bosina doc, grande amante di Varese, del dialetto, di Speri della Chiesa Jemoli. 31 gennaio, serata di Giobia, si saprà il verdetto.

sabato 26 gennaio 2013

Accadde...un anno fa


Domenica 29 gennaio 2012 – neve, coperto
Nevica tutta la notte e al mattino si registrano una ventina di cm in città, una quarantina al Sacro Monte e addirittura settanta centimetri a Brinzio. Ma la nevicata smette verso le 10, le temperature sono abbastanza alte, nessun problema per la circolazione. Spettacolo fiabesco al Sacro Monte e nelle altre zone collinari del nostro territorio. I boschi sono ricamati dalla neve, che si è posata su ogni rametto. Alcuni rami però si spezzano sotto il peso della coltre bianca.

Lunedì 30 gennaio 2012 – coperto, variabile
Compie vent’anni la rivista ‘Lisdha News’, un traguardo storico per un organo di stampa sull’handicap a Varese, che si avvale della collaborazione di molte persone diversamente abili. Soddisfazione nelle parole della storica direttrice Marcella Codini, che dice fra l’altro: “La parola impossibile va usata con parsimonia.”

Martedì 31 gennaio 2012 – coperto, neve, coperto
Si annunciano proteste all’Isis ‘Newton’ di Varese (ex Itis-Ipsia). Alcuni studenti, soprattutto delle classi quinte, reclamano perché i lavori di ristrutturazione hanno tenuto chiusi i laboratori, compromettendo la preparazione per la maturità. Pronta le replica del dirigente scolastico Giuseppe Carcano: “Ora i laboratori sono perfettamente funzionanti, i professori hanno anticipato al primo quadrimestre la parte teorica del programma.”

FEBBRAIO 2012

Mercoledì 1 febbraio 2012 – coperto, neve
Mauro Gervasini, critico cinematografico, giornalista pubblicista e collaboratore in varie iniziative culturali varesine (fra le quali il Premio Chiara) è stato chiamato a far parte dello staff che preparerà la prossima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Un incarico di prestigio, che onora la Città Giardino.

Giovedì 2 febbraio 2012 – neve, coperto
La nevicata della notte e della mattina di oggi regala altri dieci centimetri in città, qualche centimetro in più in periferia e nelle valli. La neve è ghiacciata, qualche problema viabilistico soprattutto al mattino e alla sera. Il Comune di Varese non ha provveduto ad ingaggiare spalatori, quindi ci sono i marciapiedi ingombri di neve.

Venerdì 3 febbraio 2012 – neve, coperto, variabile, freddo
Arriva il grande gelo siberiano, che si intensificherà nei prossimi giorni. Cerimonia di intitolazione del viale che conduce ai Musei Civici di Villa Mirabello a Renato Guttuso, in occasione del centenario della nascita del pittore, che tanto operò anche nella nostra città.  Interventi di Serena Contini e di Gianni Spartà.

Sabato 4 febbraio 2012 – variabile, sereno, gelo
Minime di meno 17° in Valganna, meno 11° a Varese centro, meno 15° al Brinzio, e le temperature sono previste in ulteriore discesa nei prossimi giorni. Chi ne approfitta sono gli appassionati dello sci nordico, aperte le piste di Brinzio e di Cunardo, e come di consueto tanti bob e slitte alla Mottarossa. E in tempo di crisi c’è chi tenta di guadagnare: alla Mottarossa è presente anche un venditore di cioccolata calda. 



                                febbraio 2012: al Brinzio si scia


Mario a Nikolajewka


Non è la prima volta che il 26 gennaio tiro fuori questa foto, una delle mie preferite, scattata il 29 febbraio del 2004 da Dino Azzalin al Palace Hotel. Amo questa foto perché sono insieme a Mario Rigoni Stern, venuto quel giorno a Varese per ritirare il Premio Chiara alla carriera. Mario, uno che a Nikolajewka quel 26 gennaio del 1943 c'era e ci ha regalato 'Il sergente nella neve', cronaca di un dramma, di una vittoria nel sangue, storie di eroi senza nome e senza lapide. E poi Mario è uno scrittore del tipo che piace a me, di contenuto più che forma. E poi Mario è un grande amante della natura. E si chiama come mio padre. Grande Mario, ora sei tornato a baita, ma io allungo ancora il mio braccio sopra le tue spalle larghe.

Auguri in abbondanza


Buon compleanno cara Patrizia...a no, Pafrizia...e no, è Faprizia....sorry, mi sa che è Fabrizia.

La penultima età 13


In questa età non sono rari i cosiddetti 'colpi di coda', che somigliano più a colpi di testa. Avete presente il pesce fuor d'acqua, che sbatte la coda nella speranza di saltellare nel suo liquido mondo vitale? A volte ci riesce ed è felice, ma spesso no. Colpi di coda: si vorrebbe tornare indietro, in anni giovanili, un viaggio a ritroso ohimè impossibile. Ma certe scelte sembrano dire: no, è possibile. Si  butta giù a picconate ciò che si è costruito in anni e si ritiene vecchio. 

Vento di primavera 1


In vista del Giorno della Memoria di domani, 27 gennaio, la mia scuola, la Vidoletti, ha proposto stamani ai suoi alunni un bel film, 'Vento di primavera', scritto e diretto nel 2010 da Rose Bosch, con Jean Reno e Melanie Laurent. La storia si riferisce alla deportazione degli ebrei da Parigi nell'estate del 1942: prima il raduno nel Velodromo d'Inverno, poi il trasferimento in un campo di Francia, quindi il treno per la Polonia e la fine. Un film che senz'altro ha fatto bene ai ragazzi...e anche a me.

Vento di primavera 2


Sull'Olocausto abbiamo visto, letto, sentito tanto, tutti, chi più chi meno, eppure il film di stamani, 'Vento di primavera',  (che mi ha commosso) ha ribadito una mia convinzione: dobbiamo vedere ancora, emozionarci, perché non basta la ragione, la fredda conoscenza. Lo scandalo, l'indignazione, la rabbia, l'azione nascono quando siamo coinvolti totalmente, cuore e ragione

venerdì 25 gennaio 2013

Oliviero sulle cime


Sala 'Ambrosoli' di Villa Recalcati molto affollata per salutare ed ammirare Oliviero Bellinzani, grande alpinista che ha superato il suo handicap fisico aggrappandosi come un ragno sulla roccia. Ad intervistarlo, il giornalista Rai e alpinista a sua volta Paolo Pardini. Una bella serata organizzata dalla Provincia, da Floreat (in sala Luisa Oprandi, Daniele Zanzi, Livio Ghiringhelli), dal Cai e dal nostro Comune.

Impressioni ad alta quota


Interessante mostra a Villa Recalcati, aperta sino al 3 febbraio (tutti i giorni, tranne il lunedì). Si possono ammirare i quadri di Francesco Murano, un varesino che, con i colori ad olio (su tela) e particolari strumenti (piccole spatole) realizza quadri che lasciano ottimamente impressionati, soprattutto per l'effetto tridimensionale. Si tratta delle cime più suggestive delle nostre Alpi (in alto, il Dente del Gigante), riprodotte fedelmente. Per chi, come me, ama la montagna, guardarle è un po' come respirare ad alta quota. Titolo della mostra: 'Impressioni ad alta quota'. 
www.muranofrancesco.it
muranofrancesco.a@libero.it
  

La prima volta fu, ricordo bene


La prima volta fu, ricordo bene,
il mio capolavoro d'insuccesso:
la più imbarazzante delle scene
per un innamorato che fa sesso.

Non fu l'impotenza quel problema
ma l'eccessiva, estatica urgenza:
avendo elaborato troppo il tema
esplosi in una dolce incontinenza.

E io, così incapace d'ironia,
mi riscusavo come chi ha sbagliato,
da novellino dell'artiglieria.

E tu, riso gentile e delicato,
dicendo qualche cosa in allegria
rendesti quel momento già passato.

Roberto Piumini     L'amore in forma chiusa - canzoniere  (il melangolo)

Il consiglio


Un giovane, stanco di barcamenarsi confuso fra i tanti dubbi della sua verde e niente affatto agevole età, decise di recarsi da un tale, senz'altro vecchio e da alcuni ritenuto saggio, che abitava (contrariamente a quanto l'immagine classica direbbe) non fuori dal villaggio, in una grotta o in una casupola isolata, ma in centro città, in un appartamentino modestamente arredato ma pulito. Pochi libri...poco di tutto, un gatto, qualche pianta, niente lunga barba ma una barbetta ben messa, curata. Alla domanda implorante del giovane, che chiedeva lumi per trovare la via della felicità, rispose apparentemente certo: "Tante coccole."
E il giovane lo abbracciò.

La penultima età 12


A questa età viene spesso da dire: "Ecco, ho vissuto molto, so come va il mondo, è giusto che avvisi gli altri." Ci si sente in obbligo di dispensare saggi consigli, ma ognuno (di questi altri) vuole giocarsi da solo la sua partita. 

La penultima età 11


Lasciare un ricordo indelebile del nostro passaggio: ecco uno dei tanti assilli della penultima età. 

giovedì 24 gennaio 2013

La penultima età 10


In questo tempo il rodaggio per dare moto alla giornata può essere più laborioso che nei precedenti periodi della vita. Conosco amici che impiegano molti minuti per compiere l'operazione (sempre 'dolorosa', ad ogni età) di alzarsi dal letto. Il corpo 'incriccato' geme e scricchiola. La notte ci arrugginisce.

Specchiati a Spoon River



“Specchiati a Spoon River”
poesia, musica, teatro


Alle 21.30 di sabato 26 gennaio il Caffè la Cupola ospiterà una serata speciale. Ideata e organizzata da girandolEvento, vedrà la partecipazione di diversi artisti e musicisti del territorio e non solo.

In un percorso tra poesia, musica e teatro, il racconto senza tempo degli abitanti di Spoon River.
Scoprire le loro debolezze, i loro segreti, il coraggio e la meschinità porterà a specchiarsi nelle loro verità. Perché in fondo, siamo tutti abitanti di Spoon River.

Una serata allo specchio, dove ognuno tornerà a casa con una consapevolezza in più: ciascuno è ciò che vuole. E lo specchio riflette a tutti la sua verità.


“Nella vita si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri. Nella morte invece i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità perchè non hanno più da aspettarsi niente...così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare”
[F. De Andre’ intervistato da F. Pivano, 25 Ottobre 1971]

Sete


E' ormai abusata l'immagine del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Varrebbe la pena ogni tanto domandarsi se abbiamo sete.

Web-log


Fra pochi giorni questo mio blog Pensieri & Parole compirà sei anni, non pochi, e solo oggi ho scoperto che blog sta per web-log, cioè diario in rete.

mercoledì 23 gennaio 2013

Rugby fangoso

Chi mi conosce sa che ho qualche perplessità sul gioco del rugby, a mio avviso troppo traumatico. So che non concorderanno in molti, soprattutto i miei amici Giori ed Eugenio (grandi rugbysti) e anche Cecco Lenotti. Penso a lui perché la foto che vedete (presa da Varesenews) ritrae i suoi Unni della Ilop Valcuvia al Giuriati di Milano, contro i giocatori locali. Lì oltre al trauma c'è anche fango in abbondanza. Mamma mia!

Senti come il giorno geme

                                                                                       foto carlozanzi

Senti come il giorno geme
sopra le antiche crepe
profonde e invisibili.
Vedo come il vento preme
lungo le abetaie limpide
degli orizzonti lividi.

Arnaldo Bianchi   gennaio 1996

dalla raccolta 'Esercizi e appunti della sera'   (Macchione editore)

Nuotatina


Mia figlia Valentina e suo marito Umberto sono a Rio de Janeiro per lavoro. Via fb Valentina mi fa sapere che c'è un sole splendido, la gente è arrabbiata perché deve lavorare sino alle 19 e lei intanto va a farsi una nuotatina nell'Oceano. Gradi in aria: 30 circa

Pazzi per la scuola


Leggo sulla rivista 'Sette' del Corriere della Sera un interessante articolo scritto dal mio amico Giovanni Pacchiano (siamo stati insieme nella giuria del Premio Chiara). Giovanni è andato a sentire Vittorio Lodolo D'Oria, un medico che da vent'anni si occupa di malattie professionali, autore del libro 'Pazzi per la scuola'. Lodolo sostiene che i prof siano una categoria ad alto rischia di malattia psichiatrica. Anni di ricerche attestano che su un milione di prof in Italia, almeno 24.000 sono psicotici e 120.000 depressi. Un ricerca della Cisl del 1979 dice: su 2000 prof di Milano, il 30% fa uso di psicofarmaci. Trent'anni dopo il ricorso alla pastiglia è aumentato. Scrive D'Oria: "Il compito educativo richiede un enorme dispendio di energie psicofisiche. In una relazione sempre sbilanciata: tu, adulto, di fronte a bambini o adolescenti. Bisogna essere tosti per reggere." 

Scrittura e destino


Nell'ambito del Premio letterario Guido Morselli 2013, sabato 26 gennaio, ore 16.30, a Villa Recalcati (piazza Libertà, a Varese) si terrà l'incontro SCRITTURA E DESTINO. Silvio Raffo avrà modo, fra l'altro, di presentare l'edizione 2013 del Premio. 

Creatività


Si sa come vanno le cose: la vita è soprattutto remare. Ci hanno messo sulla barca e noi non possiamo far altro, remare per andare avanti. Ogni tanto una pausa, per fortuna. Mentre i remi sgocciolano, non limitiamoci a bere un caffè. Creiamo: un pezzetto di legno colorato, un quadro, una poesia, una canzone, qualunque cosa, purché sia nostra, in esclusiva. Ne abbiamo un grande bisogno. E poi via, di nuovo ai remi.