Alibi
di carlozanzi
Atterrò
nella vita reale dopo un incubo, provando senso di gratitudine. Il sogno gli
stava regalando un destino da condannato a morte per impiccagione. Nel pigro
dormiveglia tornò sul tema della morte: bisognava farla finita. Il pensiero
irritante di essere un condannato al patibolo spalancò la porta, liberando la
fuga dei sensi di colpa. Aveva ogni diritto di godersi la vita, anzitutto
quella gustosa e proibita. La morte regalava alibi invitanti.
Si
vestì celere, non voleva smarrire quell’ebrezza in positivo, col rischio di
essere ricondotto alla saggezza di un esistere trattenuto da troppi vincoli
morali. L’intuizione del mattino gli aveva regalato appetito, così la sua
ribellione trovò presto la porta di un bar di classe: voleva concedersi una
prima colazione lussuosa. E fu una somma cavalcante di piaceri: dal profumo del
locale, già saturo per i molti caffè, al pensiero d’essere servito, leggendosi
il quotidiano, con calma, senza pensare a ciò che sarebbe stato giusto fare,
per salvarsi l’anima dal ronzio delle tentazioni.
Cappuccio
e brioches al cioccolato: incise la schiuma col piccolo cucchiaio argentato, ne
raccolse un assaggio, lasciò svaporare quel primo godimento.
Teneva
la tazza a mezz’aria, pensando allo sfizio successivo, ed entrò lei. La seguì.
Maneggiava la sua bellezza senza ostentazione. Quella timidezza non invasiva
accentuava il potere ammaliante dei capelli biondi e delle lunghe gambe, valorizzate
da una gonna né lunga né corta.
Il
prossimo piacere –pensò- sarà la nostra lotta di sguardi, se lei lo vorrà. E
così fu. Ebbe inizio il dialogo della seduzione: occhiate, mezzi sorrisi,
indagini a distanza che gli permisero di valutare l’età e le intenzioni; quando
si convinse che erano bendisposte all’incontro, dando corda a quel suo rinnovato
(al limite del rivoluzionario) modo di esistere, si alzò e si avvicinò al
tavolo della ragazza.
“Posso?”
e indicò la sedia.
“Puoi”
rispose lei, con tono promettente. Malizioso e accomodante. Già una mezza
promessa. Una complicità senza battagliare. Una vittoria troppo facile, motivo
di qualche sospetto.
Infatti
il mistero della vita presentò subito il conto, al momento dei nomi.
“Io
sono Luca…tu?”
“Lo
dovrai indovinare.”
“Sono
pronto.”
“Cinque
lettere.”
“Almeno
la prima.”
“Emme.”
Pensò
a Monica, contò mentalmente, no, sei lettere. “Maria?”
“Due
le hai azzeccate.”
“Marta?”
“Ora
ne hai beccate tre.”
E
allora capì. Ma era troppo tardi.
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