martedì 31 marzo 2015

Lo schizzo del mercoledì

                                                                                              foto carlozanzi


IL LIBRO
di carlozanzi

Sono un libro di duecentotrentasei pagine. Un romanzo. Sono in piedi, compresso fra altri libri, sopra lo scaffale di un’elegante libreria del centrocittà, una cittadina né grande né piccola, fatta di uomini né troppo buoni né troppo cattivi: una città come tante, nella media, senza eccessi. Ho centinaia di fratelli gemelli sparsi sopra altre scaffalature di differenti librerie della città, di alcuni paesi limitrofi ma i più stanno inscatolati, al buio, nel magazzino dell’editore e nell’abitazione del mio autore. Il quale sostiene che io sia un libro serio, pagine di una storia che ha a che vedere con l’esistenza, che può determinarla, indirizzarla, un romanzo che fa pensare. E penso abbia ragione. Non sono un libro fatto per rilassarsi, svagarsi, eccitarsi in una storia di sesso, perdersi sulle vie della fantascienza; non sono un giallo, non ci sono assassini da stanare, il lettore non deve attendersi alcun lieto o triste finale perché la storia inventata dal mio papà non ha come obiettivo invogliare ad andare avanti, intrigare dentro una trama avvincente, lasciare con il fiato sospeso, ingolosire. Niente di tutto ciò. Il mio creatore vuole aiutare l’uomo a vivere meglio, prendendo coscienza del suo ruolo, ponendosi le domande che alla fine fanno la differenza. Fatto sta che qui sono solo, non perché prima fossimo in tanti e poi gli altri sono stati acquistati, no, perché il libraio uno ne ha voluto e uno c’è, sfilato di quando in quando dall’autore, che arriva, mi accarezza, mi consulta, se ne va. Pur essendo un libro non capisco nulla di libri, ma vedo il mio procreatore infelice. E sinceramente provo per lui ciò che gli uomini chiamano malinconia.

So quale sarà il mio destino, in caso di non acquisto: lo scatolone dell’editore e infine il macero. Le mie parole ricercate, le mie frasi ben coordinate diventeranno poltiglia. Certo, altra carta nascerà e altri romanzi verranno scritti, ma guardate che io non puzzo: toccatemi, annusatemi. Amatemi.  

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