domenica 2 febbraio 2014

Herbert 1

Nell'estate del 2013 l'amico Franco Cavaleri (foto sotto, al centro) fece avere agli amici, in formato pdf, un suo lavoro letterario, Herbert. Franco è morto pochi giorni fa, aveva 63 anni. Ho pensato di proporre ai miei lettori, a puntate, questa sua ultima opera. Franco scriveva bene. Penso sia un bel modo per ricordarlo.




Parte prima – Herbert, parole parlate
(vite vissute, esistenze sognate)

Ricordo un romanzo letto da ragazzo, parlava di un uomo messo in prigione per errore e lì divenuto vittima di ogni tipo di angheria, maltrattato dalle guardie e costretto in una dura camicia di forza: la sua colpa, quella di sentire l’orgoglio per non chinare mai la testa davanti all’ingiustizia.
Ebbe la forza di uscire dal proprio corpo immobilizzato, estraniandosene parte dopo parte, annullando la carne e risvegliando il suo spirito.
Fu finalmente libero, fu un vagabondo delle stelle. Vagò nel tempo e nello spazio, creando una nuova esistenza, moltiplicata in innumerevoli vite.
Uscire dunque dalla ristrettezza del corpo, parlando le parole che soltanto dopo potranno essere scritte sulla carta, a creare persone e situazioni a volte senza tempo e a insistere in ripetuti, rarefatti “flash back”, forse anche capaci di spiegarci il vivere.
Scrivere per riscoprire la vera essenza della vita individuale, sia nella sua semplicità esistenziale e sia nella quotidianità dei rapporti, anche quando questo significhi lasciare ai margini la società e i suoi grandi temi o i suoi problemi, per non dimenticarsi che il molteplice è composto da irripetibili unità.
Herbert fu abbozzato nel 2010, reso greve da sentimenti straziati tra l’angoscia e la speranza. E’ stato ripreso e rivisitato quasi controvoglia e con sofferente lentezza a fine 2012 nella speranza di ingentilirlo nella forma e nei contenuti.
Vuole essere una storia e tante storie, sul filo sottilissimo della memoria trasfigurata di un “vero accaduto” o forse di quanto noi stessi “ci illudiamo d’avere vissuto”.
Ogni capitolo potrebbe essere come la narrazione di squarci di differenti vite.
L’ombra di una sola esistenza può emergere dal succedersi del racconto?

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