lunedì 3 febbraio 2014
Dirò qualcosa su Don Bosco
Dirò qualcosa su don Giovanni Bosco, santo, perché di recente è passata la sua statua (con reliquia del suo avambraccio) anche da Varese e ora è a Milano. Dirò anzitutto che non amo questa storia delle reliquie, ma che don Bosco mi sta simpatico (fra l'altro ho sempre pensato che un po' mi somigliasse di faccia). Del resto è il santo dei giovani ed io professionalmente sono sempre a contatto coi giovani. Ricordo, da bambino avevo un album illustrato con la vita del santo. Alcuni quadri mi si sono stampati dentro: Giovannino che, interrogato dal curato, ripete a memoria la predica, e poi il padre che va in cantina sudato, si ammala di broncopolmonite e muore, e prima ancora il ragazzo che, consapevole di aver disobbedito, si reca dal padre con la frusta in mano, pregandolo di punirlo, sì, ora ricordo, per aver rotto una damigiana d'olio. E poi i sogni di don Bosco, che a volte mi impaurivano. Ho conosciuto preti e suore salesiane davvero in gamba. E poi la storia della staffetta notturna. Ora racconto. Qualche anno fa mi lasciai convincere dal parroco di Sant'Ambrogio, don Giuseppe Cattaneo, fervente ammiratore di don Bosco. Per la festa dell'oratorio organizzò una staffetta con fiaccola, che partiva addirittura dal primo oratorio fondato da don Bosco, a Torino. Partimmo il pomeriggio, cena in autogrill, poi forse Messa al santuario e partenza verso la mezzanotte. A me toccava il turno di corsa, non so quanti chilometri, verso le due di notte, nella nebbia, nel freddo (era ottobre), con la fiaccola in mano. Mi impegnai come fosse una gara. Sono un agonista. Arrivai a Varese verso le 5 del mattino, era sabato e avevo la prima ora a scuola. Lascio immaginare.
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