lunedì 24 febbraio 2014
Herbert 21
Herbert
di franco hf cavaleri
Stai crescendo senza essere abbandonato dai sogni d’evasione, sì è vero che ti aiutano a passare oltre una realtà scomoda, ma ti portano a contrasti in famiglia, all’insuccesso a scuola.
Ti affascina l’idea di girare il mondo in cerca dell’amicizia universale, in moto e con la musica, addosso l’eskimo, avendo nello zaino l’indispensabile e nulla più.
Per fortuna le cose poi cambiano, impari a trasferire in lavoro e in attività quello che ti senti nel cuore, ti crei qualche timida conoscenza prima e poi un giro di amicizie.
Chissà, avrai forse sbagliato a dire di no quando ti chiesero di entrare in un gruppo, dal quale uscirono anni dopo politici e amministratori, eri “duro e puro” e temevi gli inevitabili compromessi del “fare politica”.
Amavi piuttosto l’impegno e il volontariato.
Avevi spalato qualche badilata di fango, in un tempo in cui una scientifica protezione civile neppure si immaginava potesse esistere.
Ti buttasti nello sport, anche con una squadretta il cui scopo principale era quello di perdere il meglio possibile.
Ora sedeva sulla poltroncina ancora mescolando presente e passato, guardando fuori dalla finestra lo scuro del cielo fiorentino.
Herbert riviveva tutta l’angoscia lacerante di quand’era giovane, quel senso di provvisorio che prevaleva su tutto, che lo obbligava a dilaniarsi nel dilemma se continuare a studiare o trovarsi un lavoro: scelse di cambiare corso di studi, un salto nel buio, che riuscì a portare le cose in meglio.
Eppure in quella società cristallizzata che cominciava a rompere gli argini, avevi piano piano trovato la tua dimensione, una accettazione abbastanza convinta da parte degli altri. Anche se non sei finito nel libri della storia locale, tu fosti il primo a organizzare e a portare avanti uno sciopero di studenti, quando il Sessantotto era di là da venire. Non ne ricordava neanche più il motivo, ma era sicuramente per ottenere qualcosa di pratico e di concreto.
Mettere insieme un intero corso di studi davanti alla scuola e senza entrare, scorgere uno stupefatto preside caracollare fuori a minacciare prima e a trattare poi…
La spuntarono loro, i ragazzi, perché avevano la giusta “chimica” con molti dei professori, senza parlare di Herbert stesso, che li frequentava (anche un po’ invidiato dai suoi compagni) fuori della scuola: uscitine serali con uno, il pomeriggio a casa di quella di matematica, gli inviti a pranzo con la signora di scienze, i contatti informali con quegli altri, che pur provenivano tutti dalla scuola del “lei” con cui gli insegnanti interpellavano d’abitudine gli allievi.
C’era anche l’invidia dei compagni, eppure Herbert ci passava sopra quasi senza accorgersene, forte di abitudini quasi da “leggenda”. Starsene fuori dalla classe e bene in vista nei corridoi scegliendo così le lezioni da seguire, fare il tecnico nelle ore di scienze, concordare pubblicamente l’appuntamento serale con il “prof”. Del resto era solito fare i compiti in classe senza portarsi dietro vocabolari e fogli, ci pensavano gli altri a dargli tutto, compresa quella carta carbone con cui poi lui faceva copie a ricalco, prima di farle sfilare dietro agli altri: cose difficili da credere, vero?
21-continua
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento