lunedì 17 febbraio 2014

Herbert 15


Herbert
di franco hf cavaleri




A Herbert rimase la collanina d’oro donatagli da Lisa, con il ciondolo chiuso in cima da una rossa pietrina e ora finita chissà dove. Sarebbe stata una testimonianza, oramai resa indifferente, di gioie e di speranze come di una lontana e svanita gioventù.
Soltanto il fare sport, l’atletica e il mezzo fondo, gli erano utili.
Quand’era in pista aveva una tregua da un senso di tristezza, che non voleva lasciarlo tanto presto per quell’abbandono.
Giusto al campo di allenamento quel giorno stava andando Herbert con uno dei suoi compagni di attività, sull’utilitaria di quest’ultimo. Fecero una deviazione, Herbert doveva consegnare un suo quaderno di esercizi a Lea, la nuova amica di Lisa. Glieli aveva chiesti per accorciare il “mettersi alla pari” con il resto della classe e lui aveva accettato. L’appuntamento era a casa di lei.
Gli aprì la porta in un cortissimo negligè che poco nascondeva, come fosse fatto apposta per rivelarla, con un’esplicita e maliziosa noncuranza.
In quella follia di pelle nuda stonava il reggiseno indossato.
L’immagine lo colse impreparato, come un colpo di scudiscio preso a tradimento.
Non sapendo come fare, si nascose dietro una battuta.
“Ma non ti pesa il reggiseno?”
“Che dici reggi, mica ne ho bisogno, questo è semplicemente un copri seno.”
Herbert si sentiva strano, si affrettò a consegnare il quaderno dei compiti e se ne andò veloce verso la macchina. Gli bruciava la pelle, il formicolio alla nuca cresceva da un istante all’altro, una sensazione si stava impadronendo di lui.
Arrivò dall’amico, prese il borsone dal sedile dietro e lo salutò.
“Torno dentro, quella lì mi ha chiesto di aiutarla, come faccio a dirle di no, diglielo tu al campo che ho dovuto saltare l’allenamento.”
Al suono del campanello la porta si riaprì subito, come se l’aspettasse.
Lei era ancora lì, lo guardava fisso.
Entrò, aveva lo sguardo agitato, mentre lei faceva un lento passo indietro per farlo passare, in silenzio come interrogandolo.
Gli prese la mano sinistra e se la portò a stringere un seno, attese la reazione di Herbert. Poi tutto d’un tratto gli conficcò le unghie nella carne del polso, lui si ritrasse, non capiva. Fece un passo indietro, come per raggiungere la porta, ma lei si frappose respingendolo verso il centro della camera. Si slacciò una spallina, sganciò il copri seno e lo fece svolazzare via, poi fu il negligé a scivolare a terra.
Non una parola, solo un sorrisetto ironico, lo sguardo beffardo.
Lui fece per afferrarla, era rosso fuoco, non riusciva a distogliere gli occhi dalla nuda pelle di lei. L’accarezzò, la strinse. Le unghiate di lei fecero male, si fermò ancora una volta. Lea gli andò incontro, stavolta lui la spinse via.
Una sferzata lo tramortì quasi, quando lei gli si arroccò addosso, avevano perso il controllo. La spinse indietro e si strappò quasi la tuta di dosso, le graffiate di lei tornarono, poi divennero carezze, poi sberle e poi buffetti, coccole ingannatrici che si trasformavano in colpi laceranti.
Gli sfuggì ancora una volta, una risata a fior di labbra lo sfidava.

15-continua

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