martedì 9 dicembre 2014

Il racconto del mercoledì

                                                                                            foto carlozanzi



UNA PROVA INCONFUTABILE
di carlozanzi

Aveva bisogno di dirlo a qualcuno, così pensò a lui, all’amico che lo avrebbe ascoltato con interesse e che avrebbe avuto il coraggio di interromperlo, ammonendolo: “Ma che corbellerie vai raccontando?”
Si trovarono in un bar del centro, lui seminascosto dai vapori di una cioccolata calda con panna, l’amico dietro una bibita light, avendo problemi di sovrappeso, di pressione arteriosa, essendo reduce da un intervento chirurgico di un certo impegno, obbligato dai medici a fare attenzione, se aveva in animo di campare ancora qualche tempo.
E così partì la confessione: “Dio è nel bisogno che ho di Lui. Non vi sono altre prove della Sua esistenza, prove per me convincenti. Il mio bisogno persiste, Dio esiste: è così semplice.”
L’amico lo guardò con gli occhi di chi chiede dell’altro, per capire meglio.
“E’ come se avessi messo il cuore in pace, cercare dell’altro è tempo perso, non mi interessa rileggere quelle ridicole prove dell’esistenza di Dio, che s’illudono di spiegare che c’è, indubitabilmente, basandosi su scienza, filosofia e altri trucchetti della mente. So che è tempo perso e per noi due, come sai, il tempo stringe.”
L’amico si toccò le palle, un gesto inatteso visto che era un tipo estremamente misurato, un cristiano irreprensibile, mai un dubbio, forte di una fede certa nella Chiesa cattolica e apostolica romana, un lunghissimo curriculum di servizi parrocchiali, ore, giorni, mesi, anni regalati alla testimonianza evangelica nelle comunità locali. Mai una parolaccia né barzellette oscene, gesti sconvenienti, famiglia figli, nessuno sgarro, nessuna doppia vita, almeno questo era ciò che si presumeva di lui.
“Io sono l’ultimo che dovrei parlare” disse l’amico, “sai bene i miei guai di salute, ma ho ancora tanta voglia di vivere. Scusa se ho fatto quel gesto…”
“Ma va là…E di vita te ne auguro sino alla nausea; in ogni caso, amico mio, anche campassimo quanto Matusalemme, sai quello che ci tocca, e avere Dio dalla propria parte è un gran vantaggio. Già, ma quale Dio? Senti, ti dirò francamente…anzi, prima fammi assaggiare questa prelibatezza…” Infilò il cucchiaino nella panna, lo arricchì con la cioccolata che svaporava, lo leccò con una golosità disturbante. “Sai quante menate mi sono fatto per ‘sta storia che abbiamo differenti religioni, e chi mi garantisce che la mia sia quella giusta, la migliore, la vera…che il mio Dio sia il solo davvero credibile…ci ho passato anni, notti non dico insonni ma turbate sì….bè, è un falso problema, ho bisogno di Dio, ho trovato sulla mia strada questo, il Padre di Gesù, mi soddisfa….che sia l’unico vero Dio è un dettaglio…sì, certo, ora tu mi dirai che invece è essenziale, che la mia posizione è di una superficialità imbarazzante, che ragiono come un bambino e che, se questo è l’esito, ho buttato via decenni, ma non dobbiamo forse prendere esempio dai bambini? In ogni caso ho bisogno di un Dio, di una chiesa in calce e mattoni dove pregare, di amici che preghino con me, mi sta bene questa, nonostante i preti non siano sempre d’esempio, nonostante la divisione fra i cristiani, nonostante tutti i nonostante…”
L’amico, dopo aver ingurgitato l’ennesima pastiglia (quest’ultima era contro l’ipertensione) lo bloccò: “Sei o non sei cristiano?”
“Certo che lo sono..ma ti fermo subito: non farmi domande, le domande ti allontanano da Dio, le domande chiedono risposte coerenti, sono fatte perché i conti tornino, perché la storia non abbia contraddizioni…e ti sembra che parlando di Dio si possano evitare i buchi neri? Chiamiamolo mistero…il mistero non si può capire e più cerchi di capirlo più non lo capisci, io lo accetto, tu non farmi domande perché non ci sono risposte. E ti dirò di più: un bel tramonto vale più della Bibbia…per me, naturalmente, so che per te è tutto diverso…. Non so come spiegarmi, ecco sì, vediamo se ci riesco: il dubbio…non si può vivere nel dubbio, soprattutto se tu hai necessità impellente..è una tortura: allunghi la mano per prendere quella fetta di torta, il dubbio te la porta via, te la trasforma in un piatto di trippa, sai bene che odio la trippa…Amico mio, il dubbio è un lusso che non posso più permettermi, ora che è il tempo del raccolto, oggi che la tempesta si materializza all’orizzonte, via, veloce il grano nel granaio, prima che la grandine mortifichi tutto il lavoro. Mi sono semplificato la vita, le quattro cose essenziali che servono, viaggiare leggeri…e Dio serve, altroché se serve..so di dirlo alla persona che, su questo punto, non può dir di no….vado sul sicuro….”
L’amico lo guardava con una strana espressione, indecifrabile, una maschera che conteneva sorpresa, timore, desiderio di replicare ma insieme rispetto per quella confessione da bar, che giudicava sincera.
Così andò avanti per ore, l’amico telefonò a casa per spiegare la situazione, ottenne comprensione, mangiarono tramezzini e bevvero birra, la figlia del principale si avvicinò più volte, azzardò qualche domanda, venne zittita da lui con la storia che porsi domande, in quel campo, era insensato, e che ognuno doveva trovare il suo Dio, compresa quella bella ragazza dai modi gentili e dagli occhi sbiechi, un lieve strabismo che un poco ammaccava il suo fascino. Infine il padrone, all’ora della chiusura, li sollecitò e i due se ne andarono.
La ragazza, mentre faceva scorrere lentamente, con riguardo la saracinesca (erano le due della notte) sentì dire da quello che aveva risolto i suoi problemi con Dio: “Grazie.”
E l’altro: “Grazie di che?” 

varese, 9 dicembre 2014





  

Nessun commento:

Posta un commento