mercoledì 31 dicembre 2014

Facciamo volare i nostri bimbi


Sto ultimando la lettura del libro 'La Varese che vorrei', da un'idea di Alberto Lavit. I contributi degli 80 varesini coinvolti nell'opera non sono privi di interesse, ci sono senz'altro spunti che dovrebbero fornire materiale di dialogo e di dibattito, soprattutto fra chi decide del bene comune.
Mi piacere chiudere questo 2014 riportando qui il mio contributo al libro, davvero modesto ma concreto, volto soprattutto alle giovanissime generazioni. Quando ci si avvicina ai sessant'anni è naturale voltarsi indietro....no, non con nostalgia, per carità, ma per guardare chi verrà dopo di noi e ha tanta voglia di vivere..e di giocare.


FACCIAMO VOLARE I NOSTRI BIMBI

La Varese che vorrei? Non ho dubbi. La mia Città Giardino, che scopro giorno dopo giorno, che mi ospita dal quindici giugno del millenovecentocinquantasei, che ho visto perdere verde e acquistare grigio, sì, la mia Cara Varese la vorrei con meno auto. Ma questo è un desiderio comune, è un sogno che parte dal sindaco e si diffonde veloce in tutti. E anche le soluzioni –a parole- sono comode e ricorrenti: più utilizzo dei mezzi pubblici, più posteggi periferici, educazione all’uso degli arti inferiori, piste ciclopedonabili che facilitino l’utilizzo della bicicletta. Lo si dice da decenni, dagli anni Sessanta e Settanta delle 500, delle 600, delle 850, delle 1100…e poi le 124, le 125, le 127 (sempre Fiat, quando la Fiat imperava)…e poi le Panda…insomma, la ricetta ci sarebbe ma non è di facile applicazione. Perché l’auto è comoda, veloce, praticamente è sempre la soluzione migliore, cioè quella scelta dai cittadini. Quindi non me la sento di dare consigli, salvo il mio auspicio ad operare per ridurre le auto in città, rinnovando agli amministratori la mia speranza: facciano il possibile per ‘obbligare’, con buon senso, a lasciare in garage l’automobile. Io faccio la mia parte, vado in bici il più possibile, mi inquino con gli scarti di chi non molla l’auto, pago il prezzo della mia ecologica idealità.
Però vorrei qui parlare di un sogno fattibile nel breve e brevissimo periodo, non troppo costoso (e anche per questo realizzabile), rivolto soprattutto alla gioventù, che è il mio futuro e quello di Varese. Da nonno ho ripreso a frequentare i parchi pubblici, e soprattutto a condurre la mia nipotina là dove i bimbi amano scorrazzare, nello spazio a loro riservato, fra scivoli, giostre e altalene. Ecco, sì, le altalene. Occorrono più altalene a Varese. Da Villa Augusta al Parco Mantegazza, dai Giardini Estensi a Villa Milyus, da Villa Toeplitz alle Ville Ponti: basta code di bimbi che attendono impazienti perché dondola una sola altalena, massimo due.
“Su, dai scendi, lascia salire la bambina” e il piccolo strilla e protesta. “Ma sono appena salito!” e allora genitori e nonni sono costretti a scegliere fra l’indulgenza e la severità, fra la pazienza e uno strattone, seguito dal pianto. Perché se è vero che i bimbi vanno educati a stare in coda e ad attendere, come vanno educati che quando un adulto dice basta è basta, è altresì vero che un maggior numero di altalene, piantate nei nostri parchi pubblici, faciliterebbero la vita a tutti. Perché tutti noi abbiamo nella memoria antica il dolce dondolio da altalena, la sensazione e il piacere del volo, quel vuoto allo stomaco che intimorisce ed esalta, la caduta e la risalita, quello spingere con gambe e braccia verso il cielo, chiudendo gli occhi nel sole, cantando o chiedendo una spinta più vigorosa a chi ci ha accompagnato nel luogo del piacere. Anche lo scivolo è sempre bene accetto e ha il suo fascino ma lo scivolo è spesso sporco, umido: insomma, non scivola, quindi diventa una pena. E sono gradite anche quelle casette con scale e funi, novità degli ultimi tempi, perché ai tempi miei la casetta si costruiva di cartone e di legno sugli alberi, capanne alla buona sulle robinie, nei piccoli boschi di periferia che abbondavano. I bimbi amano tutti i giochi, giostre che ruotano e strani animali che dondolano ma l’altalena resta –a mio avviso- la preferita. Troviamo allora qualche fondo di bilancio, raschiamo il barile e collochiamo qualche altalena in più. Facciamoli volare in alto i nostri bimbi.   




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