Mi è tornato fra le mani un mio quaderno di italiano di quinta elementare, anno scolastico 1966-1967. Ho pensato che questo tema infantile potesse trovare spazio nella mia rubrica settimanale. Una cosa mi ha un poco intristito, rileggendolo: l'ostinazione ad essere un bravo bambino, che mi perseguitava e mi ha fatto compagnia, a partire dalla seconda elementare, sino a pochissimo tempo fa. Per fortuna me ne sono liberato e ho ritrovato, a decenni di distanza, quella spontaneità che finalmente Gesù Bambino ha voluto donarmi.
Tema
Come
ho passato le vacanze natalizie
Svolgimento
Come
tutti gli anni, anche in questo, ho aspettato con ansia che iniziassero le
vacanze natalizie, nonostante sia ormai grandicello e devo pensare più allo
studio che al divertimento.
Tutti
gli anni, in questo periodo, le scuole chiudono, per alcuni giorni, i loro
battenti, lasciando trascorrere agli scolari, nell’intimità familiare, le feste
più importanti dell’anno: il S.Natale, S.Stefano e Capodanno.
Alla
vigilia del S.Natale, nella mia casa fervevano gli ultimi preparativi. I muri,
le finestre, le porte, i lampadari erano addobbati con fili, palle e carte
multicolori. Ero meravigliato nel vedere la mia casa trasformata in un Luna
Park.
Ma
ogni tanto la mia gioia era turbata da un sentimento d’ansia. Ogni volta che
pensavo al giorno successivo, ai regali che gentilmente avrei ricevuto, il mio
cuore palpitava forte, forte. Non mangiai e mi coricai presto. Pregai il
Signore di assistermi durante la notte. Ma non riuscii a prendere sonno, tanta
era l’angoscia e il desiderio di vedere i doni. Finalmente mi addormentai.
Nella mia mente frullavano i più strani pensieri. Furono le campane, che
suonavano a festa, a svegliarmi.
Mi
alzai e, con gli occhi semichiusi, mi avviai verso il salotto. I miei genitori
e i miei fratelli erano già accanto ai loro doni. Solo i miei erano lì,
abbandonati.
Fu
tale la meraviglia che lanciai un grido di gioia. Il cuore mi batteva forte e
camminavo a stento. Erano molti, nuovi, lucenti. Essi comprendevano: la
roulette, la dama e gli scacchi, un libro, un binocolo e una penna
stilografica. Il dono che più m’è piaciuto è stata la roulette. E’ un gioco
strano e affascinante. Dopo aver assistito alla S.Messa, m’incamminai verso
casa con una strana sensazione. Sentii il mio cuore battere forte, quasi a
dire: “Sii più buono.”
Già
da quando salìi per le scale, capii che la tavola era imbandita. Il buon
profumo dell’arrosto innondava l’aria. Appena entrai: “Oh, meraviglia!” Sulla
tavola imbandita c’era il tacchino e lo zampone. Faceva bella mostra il
panettone, dolce tradizionale.
Dopo
aver consumato il pranzo, giocai con i miei fratelli e poi, stanco, mi coricai.
Pregai e ringraziai il Signore e aggiunsi un’altra preghiera, la più bella, la
più spontanea, quella di essere sempre bravo così. Le altre giornate le
trascorsi nell’intimità familiare ma sempre con un sentimento d’ansia. Ora non
più per i doni ma per l’anno vecchio. Pensavo che tra poco doveva partire con
le sue giornate felici e le sue giornate tristi. Pensavo all’anno nuovo, anch’egli
con giornate belle e brutte. Finalmente ecco, tutto è pronto. La mezzanotte sta
per scoccare, il brandy è pronto. I calici vuoti. Ecco, la mezzanotte scocca,
il frizzante liquido entra nei calici. Tutti brindammo. Oh, che bei momenti!
Ora
sono qui, nel banco, intento a fare il tema ma contento di aver mantenuto la
promessa di essere buono.
Gennaio
1967
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