martedì 29 aprile 2014

Il racconto del mercoledì



MUGHETTI DI MAGGIO
di carlozanzi

Prese l’auto e attraversò il centro città, semideserto nella sonnolenza di un giorno di festa. In discesa giù verso la valle, attraversò il ponte sopra un fiume che mandava cattivo odore, salì verso una collina, svoltò a destra, seguì una stretta strada asfaltata, lasciò alla sua destra il carrozziere, passò fra ville graziose e cani che dormivano, sbucò sopra un piano e prese a sinistra, finché trovò il posto che cercava.
Posteggiò l’auto, scese e respirò l’aria che non sapeva più di quel fiume marcio ma di fioriture primaverili, d’erba grassa, colorata a tinte forti dalla pioggia, che in quelle zone abbondava. Infatti il terreno era umido, e non di rugiada. Ma era stato previdente, calzava scarpe adatte e si era coperto a sufficienza, per non dover soffrire il freddo. La sua filosofia di vita, al capito cinque, così recitava: “Già si soffre abbastanza, evitiamo l’evitabile.”
Guardò in un prato a bordo strada ma restò deluso. Guardò lungo la stretta carreggiata, a destra e a sinistra: la sua era la sola auto posteggiata. Nessun rumore di vetture in lontananza. Era solo, felice perché certo che avrebbe trovato ciò che cercava, sicuro che lei sarebbe stata contenta: una levataccia che sarebbe andata a buon fine. Prese una mulattiera e trovò il bosco, robinie soprattutto: non eleganti, spinose ma lui guardava a terra, nelle radure che s’aprivano fra i tronchi. Per il momento foglie, solo foglie, verdebrillante, in salute, ma i fiori?
“Sono in anticipo o in ritardo” pensò e sentì quella debole rabbia che prende quando un nostro piano rischia di naufragare.
Andò a cercare un angolo con più luce. Le scarpe pesanti si stavano infangando, con la delusione saliva la sonnolenza e anche il regalo che intendeva incartare perse il suo valore. Ma lo riacquistò alla prima corolla: corolla di mughetto. In principio chiusi, come un minuscolo pugno serrato color verdeacqua, ma qualche metro più in là, sull’altro lato del sentiero, il verde trovò finalmente il candido del mughetto in salute, della giusta maturazione, pronto per lei. La foga della scoperta rovinò i primi fiori, che strappò con mossa da principiante. Si pentì, si ripromise calma. I fiori andavano sfilati dal terreno, lasciando le radici dove dovevano rimanere.
Il desiderio di offrile quel profumo, e la consapevolezza che erano fiori rari, proibiti al pari della biblica mela lo invogliò ad accontentarsi di un piccolo mazzo, che contornò con le foglie. Lo legò con fili d’erba, ci fece annegare il naso, ringraziò e si preparò per il rientro. Avrebbe voluto trovarla ancora nel letto.
Una guardia forestale lo sorpresa mentre stava nascondendo il suo raccolto di mughetti nello zaino. Si era avvicinata silenziosa, col desiderio di punire quell’uomo irrispettoso della legge.
“Lo sa che non si possono raccogliere i mughetti?” disse l’uomo in divisa.
Lui fece un verso triste, un cenno col capo che voleva dire: ‘Mi hai beccato, sì, lo so, hai ragione, sono in colpa, non del tutto pentito’ ma in realtà, per la cronaca (che non comprende i pensieri) disse: “Sì, lo so.”
“Mi può mostrare gentilmente i fiori?” disse la guardia forestale.
“Eccoli” e nell’atto di allungare il braccio con la preda floreale, immaginò quanto sarebbe stato diverso lo stesso gesto, regalato alla donna che amava.
Il pubblico ufficiale valutò, quindi sentenziò: “Sono cento euro di multa.”
Lasciata sbollire la sgradita sorpresa, lui disse, deciso: “Guardi, non che sia contento, questo no, ma i cento euro li pago con meno rabbia, perché si tratta di un regalo.”
La guardia forestale ci pensò un istante, questo va scritto, ma infine decise di andare sino in fondo: “Lo sa che questi mughetti li dovrà lasciare a me? Sono sotto sequestro.”
“Lo sa che lei può andare a fanculo?” Lanciò il mazzolin dei fiori verso il cielo, i fili d’erba si sciolsero, una pioggia di mughetti lavò il viso della guardia forestale. “E ora se li raccolga, piccolo uomo.”


  

Nessun commento:

Posta un commento