giovedì 31 luglio 2014
Non sarà come lo scorso anno
Da domani e per una settimana sarò a Santa Cristina in Val Gardena, come lo scorso anno. Ma a differenza del 2013 (meteo super, un solo giorno di pioggia su 7) quest'anno le previsioni sono se non pessime, diciamo poco rassicuranti. Esattamente 40 anni fa, il 1 agosto del 1974, ero sempre in Val Gardena con gli amici Shalom, nello zaino 40 anni in meno. Passeggiata Monte Pana (in seggiovia), rifugio Vicenza (foto), rifugio Zallinger, rifugio Sasso Piatto, rifugio Micheluzzi e discesa in Val Duron, probabilmente, se ben ricordo, sotto la pioggia.
Mangi il triplo, perdi chili
Sembra che la mia amica e compagna di Isef Claudia Luoni detta Yaya faccia miracoli. Nutrizionista, sta rimettendo in sesto il mio amico Roby Bof che -a suo dire, cioè a dire di Bof- avrebbe perso (grazie ai metodi di Yaya) 5 kg in due mesi mangiando il triplo. Però la maglietta personalizzata lo tradisce, perché -se ci sono divieti- cosa mai avrà mangiato in abbondanza il mio amico Bof? Forse insalata?
Scherzi a parte, Yaya è una nutrizionista seria, certamente più seria di Roby!!!!
La nostra Africa...10
Non sono certo i pesci super del lago Malawi, ma devo comunicare a Meggy e Pillo che i loro due pesciolini (che, con spreco di inventiva, si chiamano Meggy e Pillo) stanno benissimo, curati con amore da Caterina e dal sottoscritto. Buona Africa!
La nostra Africa....9
Meggy e Pillo, di passaggio a Njombe prima di tornare a Lugarawa, mi hanno chiamato. Tutto bene, a Lugarawa fanno soprattutto foto ai bambini e scrivono lettere per le adozioni a distanza. Fa freddo. Meggy mi ha fatto notare che sul lago Malawi sono stati non nel posto da me supposto ma a Lupingu, nota fra l'altro per la presenza del Placidochromis Phenochilus (foto da Google immagini), un pesce assai caratteristico.
Pensieri vecchi
foto aesse
Sono soldi sprecati quelli utilizzati per il trapianto dei capelli. I capelli che cadono e non ricrescono sono i nostri pensieri vecchi, inutili, già sfruttati, fuori moda. Mettiamo in testa pensieri (invisibili e produttivi) che servano al domani.
Sono soldi sprecati quelli utilizzati per il trapianto dei capelli. I capelli che cadono e non ricrescono sono i nostri pensieri vecchi, inutili, già sfruttati, fuori moda. Mettiamo in testa pensieri (invisibili e produttivi) che servano al domani.
mercoledì 30 luglio 2014
Auguri, Luisa
Felice compleanno alla mia amica Luisa, poetessa bosina. Eccola mentre legge, lo scorso mese di gennaio, la sua lirica, vincitrice al concorso Poeta Bosino 2014.
Una porzione
foto carlozanzi
Può bastare una porzione, una fettina, un assaggio, una virgola.
Il bello esula dalla quantità.
Può bastare una porzione, una fettina, un assaggio, una virgola.
Il bello esula dalla quantità.
Le sei cime del Monte Rosa
foto carlozanzi
Ecco le sei cime del Monte Rosa. Da sinistra: Piramide Vincent, Punta Parrot, Cima Gnifetti (dove si nota distintamente la Capanna Margherita), Zumstein, Dufour (la cima più alta) e Nordent.
Ecco le sei cime del Monte Rosa. Da sinistra: Piramide Vincent, Punta Parrot, Cima Gnifetti (dove si nota distintamente la Capanna Margherita), Zumstein, Dufour (la cima più alta) e Nordent.
Quarant'anni fa
Caterina a Bugliaga, ho ripensato a Livo e da Livo alla Val Gardena il passo è stato breve. Sfogliando l'album dei ricordi ho scoperto che la vacanza in Val Gardena più bella per me partì proprio il 30 luglio del 1974, giusto quarant'anni fa. Più bella perché la prima con Carla, anche se allora non andavamo ancora insieme. E questa è la prima foto che ci ritrae insieme, 3 agosto 1974, passeggiata Passo Gardena, Val Setus, Rifugio Pisciadù, Capanna Boè, passo Pordoi: la traversata del Sella. Eccomi dietro a Fausta, alla mia destra il carissimo amico Gigi, dietro di me il musicista (nonché mio fratello) Mock, alla mia sinistra in basso Michele (che è già in paradiso). Se c'è una ragazza imbronciata, quella è Carla.
martedì 29 luglio 2014
Bugliaga, per fabbricare ricordi
Mia figlia più piccola, Caterina, sarà via qualche giorno con un gruppo di amici in montagna, a Bugliaga (foto). Non possono non pensare a Livo, sopra Gravedona, in fondo al lago di Como, quando nella bella casa di alcuni miei amici costruivo ricordi di gioventù, così essenziali oggi. E quindi non posso non pensare a Caterina, che in questi giorni fabbricherà ricordi per il domani.
Il racconto del mercoledì
foto carlozanzi
La prossima settimana, da sabato 2 agosto, sarò in Val Gardena. Questo racconto è ambientato in quelle terre benedette da Dio. Il rifugio Vicenza si trova là in mezzo, fra il Sassolungo e il Sassopiatto.
La prossima settimana, da sabato 2 agosto, sarò in Val Gardena. Questo racconto è ambientato in quelle terre benedette da Dio. Il rifugio Vicenza si trova là in mezzo, fra il Sassolungo e il Sassopiatto.
Il fuoco di Barbara
di carlozanzi
Lo
guardò con attenzione. Si convinse ch’era arrivato il momento.
“Tu sai cos’è la nostalgia, vero?”
L’amico, che ancora stava ravvivando
il fuoco, si girò lentamente, con un sorriso d’intesa.
“La nostalgia, quella che ti fa
piangere. La nostalgia...se sei solo t’uccide.”
L’amico non sorrideva più; fece un
cenno col capo e si sedette al suo fianco.
Era un tramonto di inizio settembre
al rifugio Vicenza, casa di pietra a metà fra i due Sassi delle dolomiti,
quello Lungo e l’altro, Piatto. Davanti a loro l’alpe soffiava verso le cime di
dolomia un profondo, fresco respiro.
“Dicevi...la nostalgia ammazza? Tu
non sei solo.”
Il fuoco saliva, scoppiettava,
scaldava e dava luce, una luce utile più tardi, quando il sole sarebbe affogato
oltre lo Sciliar.
Al rifugio erano cinque in tutto,
tre dentro e due fuori, vicino alla fiamma.
“Sei mai stato a donne? Dico... a
puttane?”
L’amico si sorprese per la domanda
ma neanche tanto, conoscendolo; sapendo dei suoi silenzi e delle sue parole
improvvise, delle sue sicurezze e dei suoi abbandoni. “Non si poteva” disse.
“E dopo?”
“Dopo è arrivata Giulia.”
“E dopo?”
“Dopo che?”
“Tua moglie ti basta?”
L’amico lo mandò a quel paese.
S’alzò, mosse la brace, soffiò sul rosso, si scansò e si risedette.
“Io mai...a puttane mai...poi
l’altra sera...”
“L’altra sera?”
“Sì, mercoledì. Era notte, rientravo
da una cena. Mezzanotte o poco più. Ho visto un fuoco al Campaccio, ho pensato
che lì non li avevo mai visti, i fuochi. Pensavo e ho fatto un po’ di strada.
In quel po’ ho visto soprattutto che sarei rientrato a casa, solo. Ho frenato.
Ho girato, mi sono avvicinato. Avevo il cuore a mille. Un abbraccio...per un
abbraccio solo, un pezzetto di corpo caldo, per un bacio sarei andato con
chiunque. Volevo solo una carezza, la nostalgia di una carezza...tu non puoi
capire. Hai detto che Giulia ti basta, non dire di no.”
L’amico non negò.
“Erano in due, una in piedi e
l’altra seduta, vicina al fuoco, maneggiava il fuoco. E cantava. Quella in
piedi trattava ma io ho guardato subito quell’altra. Era più bella...cantava.
Musica straniera, parole straniere. Un canto, un po’ triste un po’ allegro.
Riempiva la notte.”
La notte stava scivolando anche lì,
sopra i duemila, ad oscurare un cielo senza un solo ricciolo di nuvola.
“Sai a cosa ho pensato?”
“A Barbara” disse l’amico.
“A Barbara ho pensato, a Barbara.”
Guardò verso l’alpe di Siusi ma in
realtà avrebbe dovuto girarsi, oltrepassare la forcella del Demetz, scendere al
passo Sella e poi a Canazei e correre giù per la val di Fassa e poi la val di
Fiemme e, a Predazzo, svoltare a sinistra su su fino al Passo Rolle e giù giù
fino a San Martino di Castrozza, all’albergo Fratazza, citato persino da Arthur
Schnitzler nel romanzo ‘La Signorina Else’, perché lì molti anni prima andavano
in vacanza ai monti lui e i suoi amici, anche l’amico che ora lo guardava in
attesa. A San Martino aveva conosciuto Barbara. A San Martino, ai piedi delle
Pale, all’ombra del Velo della Madonna, la Madonna non gli aveva fatto la
grazia. Nessun miracolo per lui.
C’era legna infuocata e nera lì al
Vicenza, altra legna nella bassa padana, dalle puttane, ma fuoco e canti e
calore e gioia e tutta una vita davanti c’erano soprattutto allora, al
Fratazza. C’era una chitarra e chi la suonava, si imparavano canzoni e ce le si
cantava addosso, per dire che non si aveva paura di nessuno, che gli altri
dovevano sentire la loro foga d’esistere, che il canto era solo un pretesto per
ballare, per darsi la mano, per toccarsi e per immaginare il bello del poi.
C’era Barbara, la sua Barbara.
Soprattutto lei, ora più grande della parete del Sasso Lungo, di tutte le Odle
messe insieme, del Sella e della Marmolada unite in amore; gigantesca anche
allora, la prima volta in val Cismòn, ma a quell’età che si capisce? Si buttano
tesori in latrina, si confonde l’oro con la buccia di limone; una litigata, una
gelosia da ridere e sei annebbiato, arrivano le nuvole, non vedi più niente e
pensi che tanto, a quell’età...di Barbare ne trovi dietro ogni cantone...così
quell’anno, quell’estate, in ordinaria dalla naja a Bassano, era andato proprio
al Fratazza. Aveva scelto una sera di bivacco per fare la stronzata. Stavano
seduti schiena contro schiena, a lui il fuoco bruciava la guancia destra, il
gruppo cantava, fu costretto ad urlare per dirle che ci aveva pensato bene, che
sarebbe stato meglio per tutti e due, che non se la sentiva. Lei s’era alzata
di scatto. Lui aveva perso l’appoggio, era caduto all’indietro, goffo, con un
sorriso ebete. Gli altri cantavano, non Roberto, che la guardava anche sin
troppo, se la godeva già con gli occhi. Barbara non aveva pianto subito, s’era
messa a parlare proprio con Roberto, poi con le amiche. Aveva anche cantato
intorno al fuoco. Le lacrime le aveva regalate al letto, più tardi. La rabbia
gliel’aveva sputata in faccia sul ghiaccio della Fradusta, vento, neve e la
tempesta di lei che montava. E poi lettere, e anche lui scriveva perché era
convinto e argomentava la sua tesi di abbandono. Per il loro bene. L’anno dopo,
a pochi metri dal rifugio Rosetta, la vide per la prima volta mano nella mano
con Roberto. Non provò indifferenza, non provò gioia ma neppure invidia,
rabbia, disperazione...nostalgia...quelle sarebbero arrivate dopo, molti anni
dopo.
“La vedi? Vi vedete qualche volta?”
chiese l’amico.
“L’ho vista nel fuoco, la sera delle
puttane. Vuoi che te lo dica? Eccola, eccola in quelle fiamme” e le indicò. “Ho
le allucinazioni. La nostalgia fa impazzire. E la solitudine...”
Il grande silenzio dei monti
schiacciò le ultime parole. Il gestore del rifugio uscì, il bicchiere di vino
in mano, il mento barbuto teso verso le briciole del tramonto, sciolto nel
buio. “Bel fuoco!” disse, poi alzò il bicchiere come per un ‘alla vostra!’ ma
fece silenzio e gustò la bevanda. Rientrò.
Cominciava a far fresco. Neppure il
fuoco bastava più. Sarebbe stato necessario alimentarlo, accenderne altri ma
l’amico stava seduto, muto come è muta la roccia, che può far urlare.
“Quegli anni...belli le balle! Se
sbagli sei fregato, per la vita, e la vita è lunga, se soffri... la vita non
finisce più. Se sei solo...”
“Non sei un alpinista?” disse
l’amico. “Lupo solitario.” Sperava di dargli un po’ d’aria ricordando le loro
scalate e il capocordata era lui, quell’uomo ora piegato nel tentativo di ridar
fiato al fuoco.
“Entriamo, va là...”
“Hai fretta?” disse l’amico. Non era
ancora il momento. Dovevano stare all’aperto perché il magone potesse
quietarsi.
“Poi con la puttana ci sono andato. Ho
pensato a Barbara, mi sono fatto coraggio...con la più bella, quella giovane.
L’ho fatta cantare...altroché se ha cantato...con quello che ho pagato...ma neanche per un decimo sarebbe valsa
la pena.” Avrebbe pianto, rise e piazzò un pugno al rallentatore sulla spalla
dell’amico.
S’alzò, si stirò verso le cime,
buttò un po’ d’acqua sulla brace, a fatica riuscì a distinguere il poco fumo
che scodinzolava verso le stelle, si mollò qualche schiaffetto sulle guance e
prese la direzione del rifugio. L’amico seguì il capocordata.
Nella
sua mente, ora, la camera più bella era pronta per Barbara. Forse l’amore per
le montagne l’aveva fregato. O forse era solo questione di destino, di
sfortuna, di coincidenze o di una frase che si dice in un modo ma si sarebbe
potuta recitare in un altro. E tutta una vita cambia direzione. Un bivio: si
può andare di qua e di là. Come quando si arriva alla forcella fra i due Sassi,
salendo dal rifugio Vicenza. Si può andare a destra, ferrata Schuster, percorso
facile, agevole cima del Sasso Piatto, oppure a sinistra, più difficile, da
esperti, verso il culmine del Sasso Lungo.
Prima di chiudersi la porta del
rifugio alle spalle, respirò in un lungo fiato tutta l’aria fresca della val
Gardena. Alla sua Barbara regalò una buona notte speciale.
Ecco il sereno
foto carlozanzi
.....Ecco il sereno, rompe là da ponente, alla montagna.....
(Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta)
Alle 20 di stasera, finalmente, torna il sereno sul Rosa e (ultima foto, da sinistra) sull'Adlerhorn, sullo Strahlhorn e sul Rimpfishhorn.
.....Ecco il sereno, rompe là da ponente, alla montagna.....
(Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta)
Alle 20 di stasera, finalmente, torna il sereno sul Rosa e (ultima foto, da sinistra) sull'Adlerhorn, sullo Strahlhorn e sul Rimpfishhorn.
Mock the banjoman
foto paolo negri
Mock the banjoman in una recente apparizione al WoodInStock di Ternate. A breve in uscita i suoi due cd.
Mock the banjoman in una recente apparizione al WoodInStock di Ternate. A breve in uscita i suoi due cd.
Una..e breve
Un giorno, non ricordo quando, ho fatto la seguente considerazione: la vita è una sola, inoltre è assai breve.
Da lì è partita la mia pacifica rivoluzione.
Barbara e Carlo
E così anche un altro ex alunno Vidoletti, grande sportivo nonché assessore al Comune di Varese, si è sposato nella quieta Velate, con matrimonio officiato dal mio amico don Adriano Sandri (prete pilota di aerei): si tratta di Carlo Piatti. Ma forse anche la bella sposa Barbara Caiola è stata alla Vidoletti, questo non lo so.
Evviva!
La cavalla storna...a memoria 8
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera.
"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
A me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona...Ma parlar non sai!
Vino e libertà
La libertà è come il vino. Non lo si dà ai neonati né ai bimbi. Lo si assaggia poco alla volta, con parsimonia. E anche da adulti c'è chi lo regge e chi no, chi può permettersene un bicchiere, chi metà, chi un quarto. Ubriacarsi non è comunque mai la scelta migliore. E la libertà non è sinonimo di felicità. La libertà è come una Ferrari: bisogna saperla guidare.
lunedì 28 luglio 2014
Grazie Albert
foto alberto bortoluzzi
Ho rivisto questa foto e ho pensato di ripubblicarla perché volevo ringraziare l'autore, il fotografo professionista Alberto Bortoluzzi. Mi ha ripreso qualche anno fa, al Golf Club di Luvinate. Io sono un fotografo amatoriale, ma sono felice di avere come amici molti fotografi professionisti (fra i quali Albert), e di aver trasmesso la passione a mia figlia Valentina, che ha scelto proprio questa come professione.
Ho rivisto questa foto e ho pensato di ripubblicarla perché volevo ringraziare l'autore, il fotografo professionista Alberto Bortoluzzi. Mi ha ripreso qualche anno fa, al Golf Club di Luvinate. Io sono un fotografo amatoriale, ma sono felice di avere come amici molti fotografi professionisti (fra i quali Albert), e di aver trasmesso la passione a mia figlia Valentina, che ha scelto proprio questa come professione.
Giusto e vero
tramonto a trieste (foto carlozanzi)
Ci si divide più o meno in due gruppi: gli ottimisti e i pessimisti, gli euforici e i malinconici, i Renz-berlusconiani e i leopardiani.
I primi sono nel giusto, ma i secondi sono nel vero.
Ci si divide più o meno in due gruppi: gli ottimisti e i pessimisti, gli euforici e i malinconici, i Renz-berlusconiani e i leopardiani.
I primi sono nel giusto, ma i secondi sono nel vero.
L'erba di Redipuglia
foto carlozanzi
Oggi, anniversario dell'inizio della Prima Guerra Mondiale, ripropongo questo racconto breve, scritto nell'agosto del 2013, dopo la visita al sacrario di Redipuglia
Oggi, anniversario dell'inizio della Prima Guerra Mondiale, ripropongo questo racconto breve, scritto nell'agosto del 2013, dopo la visita al sacrario di Redipuglia
L’erba di Redipuglia
di carlozanzi
Arrivo
in auto dalla bella Trieste, svolto a sinistra, nemmeno mi accorgo che sulla
destra il Monte Sei Busi è fertile di una morte eroica. Ampio parcheggio,
lascio la vettura e mi dirigo verso il Colle Sant’Elia, un grosso foruncolo verde
dove scorgo mortai, obici e altri strumenti di morte, datati primi del
Novecento. Sulla sommità una colonna, in basso le mie gambe che tremano di
fronte a tanto dolore immaginato, gratitudine per il dono della memoria.
Tutto
s’infiamma sotto un sole d’agosto, impossibile da sopportare. Mi sono fatto
l’idea che i centomila siano lì, ma il Sant’Elia mi pare una cocuzzolo di basso
profilo. Non so perché mi giro verso la spianata dove corre l’Isonzo. Mi volto
e vedo. Davanti a me il Monte Sei Busi è bianco di marmo come le Alpi Apuane.
Sulla cima tre croci, alla base due italici vessilli su alto pennone che
sonnecchiano nell’afa. Leggo un cartello è comprendo: prima i trentamila erano
sul Sant’Elia, poi sono diventati centomila e li hanno messi a riposo eterno sul
Sei Busi.
Torno
al posteggio, attraverso la via d’asfalto e sono su quella terra sacra. Non ci
credo che lì, esattamente lì c’è stata guerra, uomini si sono affrontati e
ammazzati, il dolore si è sprecato, il sangue ha bagnato quel suolo che oggi
calpesto. E vorrei farlo sulla punta dei piedi, come il grande Rudol’f Nuriev.
M’avvio
verso la lunga scalinata, gli immensi gradoni. Sono ai margini. Ogni passo è
una preghiera. Alla mia destra la fila dei ‘presentepresentepresentepresente’,
risposta all’appello in un tempo di morte obbligata. E sotto la scritta che
s’allunga verso Aquileia i nomi, centomila nomi. E un nome –diobono- è una
vita. Io so che valore può avere un cuore che batte e la paura tremenda che si
fermi per sempre. Una vita, cioè il nostro tutto.
Ogni
passo un requiem. Le cicale mi distraggono, mitragliate nel cielo che luccica,
fastidiose e invisibili come nemici di un’altra trincea.
Sul
lato sinistra del monte salgo io solo, sul lato destro non più di cinque
turisti-pellegrini, al centro nessuno: sarà l’ora severa del mezzogiorno, sarà
che la memoria evapora con le generazioni. Sarà che i centomila se ne sono
andati per sempre? Diobono: no.
Arrivo
a una spianata, ciuffi d’erba rinsecchita sono spuntati fra le crepe delle grandi
piastrelle grigie. Segno d’incuria, e non mi sta bene. Mi inginocchio e mi
metto a strappare le erbacce, prego e sradico la gramigna della dimenticanza.
Le ginocchia mi fanno male quasi subito, mi rialzo, mi piego sulla schiena,
continua il mio lavoro, il sole non mi aiuta, sudo, ho sete e la pietra mi
sputa in faccia tutto il suo calore. Ma vado avanti. Mi scappa da ridere: posso
chiamare sacrificio quel mio lavoro da contadino, di fronte a chi ha dato la
vita?
Il
sole lentamente plana verso il mare, quell’erba secca insolente non finisce
mai, saranno forse centomila ciuffi d’erba? I capelli di quei poveri italiani,
costretti ad essere eroi? Torno in ginocchio, la schiena mi duole, le dita si
tagliano, compare qualche striatura di sangue, piccole gocce sopra la pietra.
So che non ce la farò a ripulire tutto il sacrario, so che la dimenticanza è
più forte di me, so che quell’erba appena sgozzata ricrescerà, ma lo stesso non
mi ferma nemmeno la notte.
Gli
ultimi fili d’erba li ho strappati con la bocca, sdraiato vicino a quei
fratelli, che non hanno vissuto oltre il 1918. Ma infine il lavoro l’ho completato.
Posso riposare in pace.
M’addormento
quando l’alba è più di una promessa, quando il sole ricomincia a pulsare il suo
fuoco.
Ora
dormo vicino ad un tale, di nome Zanzi Francesco, soldato, 66° fanteria.
domenica 27 luglio 2014
Un secolo fa
foto carlozanzi
28 luglio 1914, inizio della Prima Guerra Mondiale. Un secolo fa. L'anno scorso ero a Redipuglia (foto), immenso camposanto che raccoglie i morti di quella guerra. Dopo un Novecento di guerre mondiali, siamo migliori? La storia ci ha dato qualche buon consiglio? O la storia, nel dramma, si ripete?
28 luglio 1914, inizio della Prima Guerra Mondiale. Un secolo fa. L'anno scorso ero a Redipuglia (foto), immenso camposanto che raccoglie i morti di quella guerra. Dopo un Novecento di guerre mondiali, siamo migliori? La storia ci ha dato qualche buon consiglio? O la storia, nel dramma, si ripete?
Nota per i lettori
Cari lettori di romanzi, non cercate l'autore in un solo personaggio. Un narratore ama mettersi in più panni, dividersi, confondere le idee.
La nostra Africa...8
Oggi Meggy e Pillo sono sul lago Malawi o Niassa, che non è molto distante da Lugarawa. Probabilmente sono andati a Matema.
Il lago Malawi è il terzo lago (per dimensioni) dell'Africa e il 9° al mondo. E' lungo 560 km, largo 75 km e ha una profondità massima di 700 metri.
Brava Sara, bene Varese
Con la gara delle ammiraglie maschili (otto con), vittoria di Nuova Zelanda, seconda Australia, terzi gli Usa, si sono conclusi poco fa i Campionati Mondiali under 23 di canottaggio sul lago nostrum. Mi pare di poter dire, anche se li ho seguiti da lontano, che Varese abbia organizzato egregiamente questa vicenda sportiva. Un plauso particolare a Sara Magnaghi che nella penultima gara, il singolo, strappa un argento inatteso. Il canottaggio è sport di fatica e di mal di schiena, Varese vanta una grande tradizione. Terra di laghi, ospita molte società remiere.
Sole sui Mondiali
foto Raffaele Della Pace
Finalmente è arrivato il sole sui Mondiali under 23 di canottaggio varesini. Stamani una gran nebbia sul lago ma, come diciamo noi, 'nebia bàsa bel temp la làsa' e il bel tempo è arrivato. E buoni anche i risultati sino ad ora per l'Italia: 6 medaglie, 2 ori, 2 argenti, 2 bronzi. Avanti così!
Finalmente è arrivato il sole sui Mondiali under 23 di canottaggio varesini. Stamani una gran nebbia sul lago ma, come diciamo noi, 'nebia bàsa bel temp la làsa' e il bel tempo è arrivato. E buoni anche i risultati sino ad ora per l'Italia: 6 medaglie, 2 ori, 2 argenti, 2 bronzi. Avanti così!
Un giallo stinto
Vincenzo Nibali, siciliano, 1.81 per 64 kg, ha stravinto il Tour de France 2014. Io non ho seguito il Tour per vari motivi:
1-il ciclismo mi ha tradito troppe volte. E di ciò ne pagano le conseguenze i campioni puliti (ma esiste questa categoria?), perché anche ammesso che Nibali sia pulito, il sospetto avvelena l'ambiente e allontana i tifosi come me.
2-Nibali ha stravinto, con troppa facilità, e questo alimenta i sospetti. In un ciclismo così agonistico, tirato al massimo, non si può stravincere.
3-Sono mancati i rivali, i due più competitivi si sono ritirati presto, il che significa che senza duelli, senza lotta, non c'è fascino.
La bicicletta che amo io è tutta un'altra cosa.
sabato 26 luglio 2014
La nostra Africa...7
Fine settimana rilassante per Meggy e Pillo in Tanzania: oggi visita alle Livingstone Mountains, mentre domani si recheranno sul lago Malawi.
Tommaso, Ilaria e Sixto
Un'immagine vitale: mamma Ilaria, il piccolo Tommaso e il mio ex alunno, papà Sixto. Che non ha bisogno di rimboccarsi le maniche, perché le ha già corte! Felicitazioni!
Puzza
PUZZA
di carlozanzi
Parlo
del tempo e non ti scandalizzi,
come
siamo normali, amore mio.
Non
sempre è dato di scomodare Dio,
la
guerra in Palestina e i nostri affanni.
E
godiamo persino con Fantozzi,
meglio
il triste ragioniere che un silenzio
pesante,
gonfiato di imbarazzi;
non
gemo se mi parli di tua madre.
La
perfezione, però, non è raggiunta,
riposa
ancora dietro quella soglia,
la
porta del locale degli eccessi,
luogo
poco odoroso ci separa.
Non
siamo in confidenza con le feci,
che
vanno oppure sostano e tu taci,
ed
io con te, mi trattengo e ti do baci
ma
resto solo, se il mio corpo puzza.
venerdì 25 luglio 2014
Makimania
foto carlozanzi
Alle mie donne (le due che mi sono rimaste) è scoppiata la mania dei maki, delizioso bocconcino della cucina giapponese. Ieri sera hanno replicato. Si notino anche i filini di patate fritti, come guarnizione finale. Devo ammettere che ci sanno fare.
Alle mie donne (le due che mi sono rimaste) è scoppiata la mania dei maki, delizioso bocconcino della cucina giapponese. Ieri sera hanno replicato. Si notino anche i filini di patate fritti, come guarnizione finale. Devo ammettere che ci sanno fare.
La grande livellatrice
foto carlozanzi
Di fronte all'ennesima giornata di pioggia in questa estate da strizzare, no, non penso a me. Non avevo impegni particolari e alla mia età so come fare per non farmi intristire, ho le armi adatte. Penso piuttosto a due categorie di persone: gli sposi che hanno scelto questo sabato di luglio per le loro nozze, e i giovani che stanno lottando sul lago, ai Mondiali varesini di canottaggio. Mi raccomando, non dite alle spose 'sposa bagnata, sposa fortunata!' E' solo un'altra balla.
La pioggia: grande livellatrice, non rispetta né i matrimoni dei ricchi né quelli dei poveri, scende beata sulle Olimpiadi e sulla tapasciata di paese, rovina qua e là, come piace a lei.
Di fronte all'ennesima giornata di pioggia in questa estate da strizzare, no, non penso a me. Non avevo impegni particolari e alla mia età so come fare per non farmi intristire, ho le armi adatte. Penso piuttosto a due categorie di persone: gli sposi che hanno scelto questo sabato di luglio per le loro nozze, e i giovani che stanno lottando sul lago, ai Mondiali varesini di canottaggio. Mi raccomando, non dite alle spose 'sposa bagnata, sposa fortunata!' E' solo un'altra balla.
La pioggia: grande livellatrice, non rispetta né i matrimoni dei ricchi né quelli dei poveri, scende beata sulle Olimpiadi e sulla tapasciata di paese, rovina qua e là, come piace a lei.
Silvia e Matilde
Ieri, 25 luglio, è stata davvero una giornata memorabile per i miei ex alunni: uno è diventato papà, uno si è laureato, una si è sposata e Silvia (foto) è diventata mamma di Matilde! Come dimenticarsi di Silvia? Grandissima sportiva, giocatrice di calcio e di basket (con lei in squadra la Vidoletti ha vinto il suo primo titolo provinciale di basket femminile) e oggi amante della bici...e di Matilde!
Un grande abbraccio dal 'vecchio' prof!
Auguri a Chiara e Walter
Felicitazioni ai novelli sposi Chiara e Walter: eccoli a Palazzo Estense. Chiara è stata mia alunna alla Vidoletti, grande mezzofondista (nonché pattinatrice su ghiaccio), ha fatto parte della formazione giunta 4^ alle finali nazionali di atletica leggera dei Giochi Sportivi Studenteschi, Gubbio 1999. Il prof è felice!
Il Giappone in casa Zanzi
Non sono certo un amante della cucina giapponese ma le mie donne (le due rimaste) hanno pensato di cimentarsi nei maki, tipico piatto giapponese. Per essere la prima volta il risultato, anche esteticamente, è stato pregevole. Ma non amo il cetriolo e soprattutto il nori, l'alga secca che viene utilizzata nei maki. Mi ricorda l'odore di alga del lago di Varese!
Dottor Andrea
Felicitazioni al mio ex alunno Andrea, che oggi si è laureato, non so se a pieni voti, ma ciò che conta è il 'pezzo di carta', che Andrea tiene in mano con comprensibile soddisfazione.
Sixto: papà sprint. Viva Tommaso!
Il mio ex alunno Sixto, il 27 maggio del 2009 vinse il titolo italiano nella staffetta 4x100 alle finali nazionali dei Giochi Sportivi Studenteschi. Era il primo frazionista: il video si può vedere su youtube staffetta Vidoletti. Sixto era anche un ottimo saltatore in lungo, con un personale di 5.32. Nel 2009 era dunque in terza media. 5 anni dopo, oggi, è diventato papà. Ecco il suo bimbo. Augurissimi a lui e alla sua ragazza, mamma del bimbo. Non so ancora il nome del neonato, che il papà chiama principino.
Ora so anche che si chiama Tommaso.
Sixto: papà sprint.
Questioni di cuore
Dopo i cinquant'anni il cuore va accarezzato, al massimo massaggiato con delicatezza. Non prendetelo a schiaffi: potrebbe rimanerci male.
giovedì 24 luglio 2014
La cavalla storna...a memoria 7
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole."
Fame e risate
Il 25 luglio del 1953 era un sabato, giorno del matrimonio dei miei genitori. Al mattino presto la Messa dalle suore di via Rainoldi, poi il matrimonio nella chiesetta di Fogliaro (fra poco ci passerò in bici) e il veloce rinfresco nel vicino giardino della Villa (oggi sede Anffas). E poi subito via, con un'auto a noleggio verso la stazione, in treno a Milano e poi a Bolzano ("Solo in treno" racconta il Mario "ci siamo accorti che non avevamo mangiato nulla, che avevamo fame, allora ad ogni fermata scendevo a prendere un sacchetto da viaggio, continuavamo a mangiare e a ridere come degli stupidi"), poi in bus da Bolzano a Ortisei, la prima notte lì e la mattina dopo, domenica, dopo la Messa, salita all'Alpe di Siusi, rifugio Floralpina.
C'era il sole..come oggi.
Alle mie amiche
Regalo questa bella foto di Raffaele Della Pace (fotografo per VareseNews), relativa ai Mondiali varesini, a tutte le mie amiche.
Informarsi
Credo sia un dovere di tutti, davvero di tutti, nessuno escluso, fare almeno una cosa nei confronti di ciò che sta accadendo in Palestina: informarsi.
A qualcuno piace caldo
Ieri sera ho visto alla tele lo strafamoso film 'A qualcuno piace caldo', con Marilyn Monroe, Tony Curtis e un magistrale Jack Lemmon (vinse l'Oscar come migliore attore), filmone comico del 1959, diretto da Billy Wilder. Non l'avevo mai visto. In genere questo genere di film americani degli anni Cinquanta non mi interessano, ma si vede che sto invecchiando. Ebbene, mi sono divertito, ho notato una Marilyn un po' sovrappeso (poi mi sono informato, era alta 1.68 e il suo peso variava dai 53 ai 63 kg, e lì si vede che era intorno ai sessanta) e ho scoperto che Benigni ha preso ampi spunti per il suo film 'Johnny Stecchino' da questo film, visto che abbiamo un personaggio, Charley Stecchino, con lo stuzzicadente come Johnny.
Momenti di gloria...per Roberto
Momenti di gloria per il mio amico Roberto Riva (al centro): eccolo sulla spiaggia di St.Andrews Beach, in Scozia, dove è stata girata la famosissima scena del film 'Momenti di gloria'. Per un attimo lo sportivissimo Roberto si sarà immaginato studente a Cambridge, maglietta bianca insabbiata e vento fra i capelli!
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