martedì 15 ottobre 2013

Il racconto del mercoledì


Premessa: classificherei questo mio breve schizzo di parole nel genere 'ai confini della realtà'. E' la mia fantascienza che, come si può notare, non si spinge in mondi lontani. Ogni tanto mi lascio andare a questi scorci surreali (come nel recente 'Red carpet') , così, anche per divertirmi un po'.



Un gran bel film
di carlozanzi

Si incontrarono una mattina luminosa, meteo accomodante. Si erano alzati con voglia di vivere e occhi ancora segnati dalla commozione. Sorpresi di vedersi si salutarono e iniziarono a dialogare mentre comminavano con passo misurato lungo un marciapiede affollato di una città in esubero di auto e di destini. Presto arrivarono al motivo della commozione.
“Ieri sera ho visto un film su Rete X...stupendo!” disse lui.
“E io ho fatto lo stesso….se noti ho i segni ancora qui stampati” e lei, sollevando gli occhiali da sole, gli mostrò le tracce di un pianto non recente ma visibile.
“Ho pianto anch’io come un bambino…e fa bene, ogni tanto.”
“Lava dentro.”
“L’anima respira.”
“Certo che la scena del lungo corteo di studenti sonnacchiosi, svogliati, incazzati, che si dirige verso le aule….una marcia trionfale!” esclamò lei.
“Da brividi…eroi….per non dire di quella donna, Maria, ricordo bene? Sì, mi pare proprio Maria, otto ore di lavoro, spesa al supermercato, rientro a casa con i letti sfatti, le tapparelle ancora abbassate, l’aria viziata, tutto da riordinare e la cena da preparare…..Mi sono sentito una nullità.”
“Scene da film, una qualità di vita che solo lì puoi trovare….mondo artefatto, utopico…”
“Perché non crederlo possibile?”
“Siamo forse giovani di audaci speranze?”
“Purtroppo no.”
“Ci resta la finzione.”
“Quando poi ho visto quell’altro, il protagonista maschile…aiutami…”
“Giovanni?”
“Giovanni, sì, quando l’ho visto entrare in posta, dopo che era già stato in coda sulla tangenziale e in coda a fare benzina e in coda in banca…non pago anche in posta, coda pure lì per una bolletta da quindici euro e novanta ma se non la pagava entro i termini gli spettava la mora…questa è vita! Noi vegetiamo. Mi sono sciolto in lacrime, senza pudore.”
“E vogliamo parlare del finale?”
“Parliamone, certo.”
“I protagonisti, la sera, stanchi, finalmente il pupo si è addormentato, rinunciano alla tele perché stracotti, fare all’amore nemmeno se ne parla, distrutti, lui fa scorrere la tapparella, si rompe la cinghia, la tapparella scivola veloce, fa un baccano tremendo, il pupo di sveglia, i vicini sono in festa non si sa bene perché e fanno chiasso e il bambino non ne vuol sapere di chiudere gli occhi e lui vorrebbe salire e torturare quei bastardi ma lei, col pupo in braccio, lo trattiene paziente, lui è nervoso, dà un pugno allo specchio del bagno che va in frantumi, si taglia e bestemmia…sangue…urla…The end….Titoli di coda…”
“Arte pura.”
“Ne parlerei per ore…un film da Oscar, attori superbi.”
“Già, ma il tempo è tiranno.”
“Che palle ‘sta vitaccia!”
“Concordo.”
E i due si presero per mano di malavoglia. Non si vedevano da tempo. Un incontro fortuito dopo che si erano amati follemente da giovani, lasciati per vicende incredibili e avventurose, cercati per anni, ritrovati per caso, pronti a ravvivare il loro amore stupendo dentro una mattina baciata da un sole avvolgente.
“Ci tocca” disse lei.
“Già…solita routine…ci vuole una gran pazienza…” disse lui.
Si abbracciarono e si baciarono in profondità, mentre lui si grattava i capelli e lei, fra un bacio e l’altro, chiedeva scusa e si tappava la bocca con la mano, per nascondere gli sbadigli.
Avvinghiati come un nodo ben saldo, ripresero a camminare con lentezza, come chi avrebbe voluto far altro, soprattutto sognare ciò che quella pellicola serale aveva vigliaccamente suggerito.










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