domenica 26 maggio 2013

Premio Morselli 3 - Settimo

                                                                                        foto carlozanzi



E dopo lunga attesa, finalmente è arrivata la chiamata dei premiati, a partire dal fondo. Addirittura 3 noni a pari merito, e il mio nome non c'è. Molto bene. E nemmeno all'ottavo posto. Comincio a sperare. Settimo: 'Il giorno che tremò la notte'...acc....Che poi settimo o secondo era la stessa cosa, perché i 1000 euro più la pubblicazione da NEM spettavano solo al 1°....salgo sul palco e dico due parole (quelle riportate sotto). Qualcuno applaude. Raffo elogia soprattutto la seconda parte del mio romanzo, che in effetti è la più morselliana.

 L’idea di questo romanzo è nata in me sull’onda emotiva del terremoto in Abruzzo, 6 aprile 2009. Volevo stare vicino a quella sofferenza, così ho pensato di scrivere una storia. Già mi era successo anni fa, quando arrivarono gli albanesi in Italia, e per lo stesso motivo scrissi il romanzo ‘Luzine’. A modo mio volevo condividere un dolore, raccontare perché non si dimenticasse, e in fondo anche denunciare inadempienze nei soccorsi e nella ricostruzione. Diciamo che questa componente sociopolitica è andata sfumando. Poi ho sentito la canzone ‘Domani’, cantata in quei giorni proprio per raccogliere fondi per i terremotati da alcuni noti cantanti italiani. ‘E pure lo postu che facimmo l’ammore’ si canta ad un certo punto, immagino in dialetto abruzzese. Così ho pensato a due giovani innamorati, sorpresi dal crollo nel momento di massima intimità e gioia. Il massimo della beffa. E questa è la prima parte del romanzo, la nascita e la fine di un giovane amore, tutto in pochi giorni, da Milano ad un paesino dell’Abruzzo senza nome, uno dei tanti feriti dal sisma.
Quando sono partito per questo viaggio narrativo non avevo pensato alla fine. Cammin facendo Dio ha preso il sopravvento nel personaggio di un sacerdote, don Marco. Fra i primi soccorritori, il prete con il suo dramma personale, il suo dialogo-lotta con un Padre misterioso e apparentemente insensibile si fa protagonista della seconda parte.
Qualcuno certo ricorderà, leggendola, la notte dell’Innominato nei Promessi Sposi. Sì, abbiamo una lunga notte in ospedale durante la quale don Marco, al capezzale della giovane protagonista in fin di vita, se la prende con Dio, prega Dio, chiede un segno, interroga il crocifisso, piange e spera, offre la sua vita in cambio di chi, della vita, è solo all’inizio.
Tutto sommato, per la tematica e non certo per le mie capacità letterarie, questo potrebbe essere definito un breve romanzo morselliano. Soprattutto perché non dà risposte. 

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