venerdì 1 febbraio 2013
La lingua della memoria
Chiedo venia se mi dilungo un po' parlando della mia poesia dialettale e del concorso Poeta Bosino ma, come ho già più volte detto, per me scrivere in dialetto significa soprattutto incontrare mia madre, i miei zii, le persone care che usavano questa lingua e amavano Varese.
Voglio riportare qui sotto la motivazione, scritta dal prof. Livio Ghiringhelli, che giustifica il mio terzo posto al concorso, con la poesia La bancheta dul tramunt, che potrete leggere in un post successivo.
Una panca in pietra sulla via del Santuario (la settima Cappella) accoglie la meditazione di un vecchietto in appartata solitudine (quand cal fa frecc e tira vent): nel suo tyamonto contempla l'affocato morire del giorno e trova pentimento di robb trasà, dul ben dismentegà (occasioni sciupate, trascurate, la via del bene smarrita finanche nella memoria, senza possibili recuperi); ma la luce si stempera in un cielo che rabbrividisce, che ha il colore pur freddo della verità e ci si abbandona al sereno struggimento della fine. Sulla densa compattezza delle ombre già si leva piano piano un altro giorno di speranza. Il componimento è pervaso da un afflato di intensa spiritualità.
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