Natale anno domini 2012
E devo ammettere che quel tipo aveva
ragione.
Ma andiamo con ordine.
Imudapagarelievedolenziaalventrefrettaincombenteocchionervosonessunospazioallacomprensionepazienzaevaporata:
avvolto da questo parolone mi avvicinai un giorno del 2012, non lontano dal Natale,
ad un Servizio Clienti di un supermercato. Dovevo svolgere una pratica per me inutile
ma necessaria alla famiglia, avevo davanti a me tre persone. Dopodiché avevo altri tre impegni, tutti
noiosi, prima di poter accedere ad uno spazio rilassante della giornata,
condizionato però dal tempo: potevo starci dentro ma potevo anche non starci
dentro. Dipendeva anche da quei tre davanti a me.
Le persone in questione erano in
apparenza elettrizzate da nervosismo prenatalizio, avevano premura, la data si
avvicinava. Lo si capiva al volo, ma più di tutto si annusava lo stress
montante della signorina deputata a svolgere quella mansione. Pensai che era
davvero una brutta mattina per lei, e questo pensiero mi fece capire che
conservavo dell’umanità, sotto sotto. Ma non volli mantenermi buono e guardai
con astio una signora, avrà avuto settant’anni, brutta nonostante i ritocchi,
che pretendeva la massima sollecitudine per alcuni peluche che avrebbe dovuto
regalare al nipotino: non arrivavano, nonostante le promesse. E insisteva e la signorina al bancone
manteneva la calma e spiegava che non dipendeva da lei, le consegne erano in
ritardo, tutta la città attendeva i pupazzetti felpati, nessuno si aspettava
una tale febbre, i produttori erano in ritardo con la merce. Che si mettesse il
cuore in pace. ‘Guardi, per Natale quasi certamente arriverà.’ Ma la signora
attempata tergiversava.
Guardai l’orologio per non
strozzarla. Fischiettai per non farla affogare nelle mie male parole. Se ne andò.
Ne avevo davanti altri due. Di quel passo non avrei potuto permettermi il mio
relax di fine mattina. Eppure dovevo star lì, per evitare guai peggiori. La
gente, dietro di me, spingeva carrelli vuoti e li rispingeva verso l’uscita per
lo più con merce in esubero, cibarie e altro che smentivano le dicerie su una
crisi ormai purulenta, che aveva infettato la nazione, il continente, il mondo.
Forse la gente stava imbandendo l’ultimo banchetto, prima della carestia? Riposi
la domanda e guardai davanti a me. Incredibilmente il giovane aveva già portato
a termine il suo compito. Restava un signore di mezza età, né bello né brutto,
né elegante né sciatto, un aspetto indolente e meditativo. Si voltò verso di
me, il viso era reso simpatico da un sorriso sfumato, ma il suo dire me lo rese
degno di sospetto: “Ha fretta? Vuole che le lasci il posto?”
“Si figuri” risposi. “Faccia pure, ho
tempo.” Mentìì anche perché quella sua inattesa gentilezza mi era parsa ironica.
Avevo dunque scritto in faccia la mia ansia? Poi avvenne questo: squillò il
telefono e la signorina dell’Assistenza Clienti dovette rispondere, intanto
stava completando un lavoro in arretrato con un altro signore, cioè pinzava
alcuni fogli indicando dove doveva firmare quel tizio che era arrivato non so
da dove, cioè, riassumendo, parlava al
telefono con proprietà di linguaggio e coerenza, seguiva il signore nelle
operazioni di firma e si rivolse al tipo di mezza età davanti a me, facendogli
intendere che avrebbe potuto dar retta anche a lui. Quello si meravigliò di
tanta efficienza, che costava però alla giovane donna un viso colorito e teso,
occhi inquieti, tanta stanchezza: ed erano le nove del mattino.
L’uomo davanti a me mi guardò, come
per dire: ‘Tutto ciò è disumano.’ Attese che la signorina finisse la telefonata
e raccogliesse tutte le firme (consenso ad utilizzare i dati, due firme per
questo e tre per quell’altro) poi favorì l’incontro dello sguardo della donna
con il suo e le disse, cortese: ‘Ma lo sa che lei ha degli occhi stupendi.’
Sentìì distintamente quel
complimento, così sincero, così corrispondente al vero. Semplice e natalizio. Nel
mentre notai un vociare d’allarme: un grasso Babbo Natale di polistirolo che
pendeva dal soffitto si era staccato e volteggiava verso terra. Andò a finire
sulla testa dell’antipatica signora settantenne, che si era fermata a parlare
con una coetanea.
“Non è nulla” disse il signore
cortese alla bella signorina. “Il polistirolo è leggero…non si preoccupi…mi regali
ancora un poco i suoi occhi.”
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