LA ROSA
Una rosa rossa dal lungo ramo spinoso disegna nel bosco
traiettorie circolari. Trema nelle mani di una giovane donna, che cammina
timorosa sul sentiero. Con una mano tiene la rosa, con l’altra si tocca i
capelli, spettinati dall’ansia. Si ferma, la rosa si ferma. Aggiusta le
ciocche, forcine e due fiori bianchi che non trovano pace. Riprende il cammino
sopra sandali colore dei tronchi che seguono, immobili, il lento procedere
verso la meta. Non trova pace la rosa perché non trova casa quel cuore di
donna, che verso la casa si sta dirigendo.
Guarda la rosa, la trova perfetta, vorrebbe essere come quel
frammento di natura, nessuna incertezza, impettita sopra quel ramo, regina dei
fiori. Il suo corpo danza, fasciato nell’abito lungo, che sfiora il terreno di
sassi, di rami, di foglie e delle prime castagne. Vorrebbe essere già su quel
prato ma teme che la folla di sguardi la faranno soffrire, un vento cattivo e
non una dolce carezza. Solo il pensiero di lui e il profumo di rosa la
convincono che quel bosco va attraversato dal principio alla fine, sino
all’ampia radura.
Il sentiero ora pende verso l’alto, il suo petto si gonfia di
speranza e si sgonfia d’affanno, respira e si rianima perché il buio s’accende
di sole, i tronchi si fanno sottili, gli alberi si sfoltiscono, s’apre
all’orizzonte la porta di luce. La giovane donna cammina più svelta, entra nel
prato e ripete: ‘Non lo vedo, dov’è?’
Quando le due vite si incontrano, è la rosa che le congiunge.
Ma lui, riconoscente, con l’emozione negli occhi, non può fare attenzione alle
spine. Si punge. Cade a terra la rosa e lei, subito, gli prende la mano, la
volta col palmo nel cielo, la goccia di sangue diventa una striscia che scorre
lungo il dito dell’uomo. Lei bacia quel sangue, ne gusta il sapore. Dice:
“Scusa” come fosse sua la colpa di quella ferita. Lui la osserva, trova la
bocca sporca di sangue e la bacia, perché quel sangue sia condiviso.
Gli invitati applaudono a quel segno d’amore che è giunto in
anticipo. E lì, dove tutto è sorpresa e niente è già scritto, il tempo rallenta
perché nulla si sciupi.
La donna, ora sicura di sé perché sicura con lui, raccoglie
da terra la rosa, volutamente si punge sul dito, esce la goccia, la porge al
suo amato.
Ride l’uomo e commenta: “L’hai fatto apposta.”
“Non volevo negarti questo rosso piacere.”
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