Un gran bel film
di carlozanzi
Si
incontrarono una mattina luminosa, meteo accomodante. Si erano alzati con voglia
di vivere e occhi ancora segnati dalla commozione. Sorpresi di vedersi si
salutarono e iniziarono a dialogare mentre comminavano con passo misurato lungo
un marciapiede affollato di una città in esubero di auto e di destini. Presto
arrivarono al motivo della commozione.
“Ieri
sera ho visto un film su Rete X...stupendo!” disse lui.
“E
io ho fatto lo stesso….se noti ho i segni ancora qui stampati” e lei, sollevando
gli occhiali da sole, gli mostrò le tracce di un pianto non recente ma visibile.
“Ho
pianto anch’io come un bambino…e fa bene, ogni tanto.”
“Lava
dentro.”
“L’anima
respira.”
“Certo
che la scena del lungo corteo di studenti sonnacchiosi, svogliati, incazzati,
che si dirige verso le aule….una marcia trionfale!” esclamò lei.
“Da
brividi…eroi….per non dire di quella donna, Maria, ricordo bene? Sì, mi pare
proprio Maria, otto ore di lavoro, spesa al supermercato, rientro a casa con i
letti sfatti, le tapparelle ancora abbassate, l’aria viziata, tutto da
riordinare e la cena da preparare…..Mi sono sentito una nullità.”
“Scene
da film, una qualità di vita che solo lì puoi trovare….mondo artefatto, utopico…”
“Perché
non crederlo possibile?”
“Siamo
forse giovani di audaci speranze?”
“Purtroppo
no.”
“Ci
resta la finzione.”
“Quando
poi ho visto quell’altro, il protagonista maschile…aiutami…”
“Giovanni?”
“Giovanni,
sì, quando l’ho visto entrare in posta, dopo che era già stato in coda sulla
tangenziale e in coda a fare benzina e in coda in banca…non pago anche in posta,
coda pure lì per una bolletta da quindici euro e novanta ma se non la pagava
entro i termini gli spettava la mora…questa è vita! Noi vegetiamo. Mi sono
sciolto in lacrime, senza pudore.”
“E
vogliamo parlare del finale?”
“Parliamone,
certo.”
“I
protagonisti, la sera, stanchi, finalmente il pupo si è addormentato, rinunciano
alla tele perché stracotti, fare all’amore nemmeno se ne parla, distrutti, lui
fa scorrere la tapparella, si rompe la cinghia, la tapparella scivola veloce, fa
un baccano tremendo, il pupo di sveglia, i vicini sono in festa non si sa bene
perché e fanno chiasso e il bambino non ne vuol sapere di chiudere gli occhi e
lui vorrebbe salire e torturare quei bastardi ma lei, col pupo in braccio, lo
trattiene paziente, lui è nervoso, dà un pugno allo specchio del bagno che va
in frantumi, si taglia e bestemmia…sangue…urla…The end….Titoli di coda…”
“Arte
pura.”
“Ne
parlerei per ore…un film da Oscar, attori superbi.”
“Già,
ma il tempo è tiranno.”
“Che
palle ‘sta vitaccia!”
“Concordo.”
E
i due si presero per mano di malavoglia. Non si vedevano da tempo. Un incontro
fortuito dopo che si erano amati follemente da giovani, lasciati per vicende
incredibili e avventurose, cercati per anni, ritrovati per caso, pronti a
ravvivare il loro amore stupendo dentro una mattina baciata da un sole
avvolgente.
“Ci
tocca” disse lei.
“Già…solita
routine…ci vuole una gran pazienza…” disse lui.
Si
abbracciarono e si baciarono in profondità, mentre lui si grattava i capelli e
lei, fra un bacio e l’altro, chiedeva scusa e si tappava la bocca con la mano,
per nascondere gli sbadigli.
Avvinghiati
come un nodo ben saldo, ripresero a camminare con lentezza, come chi avrebbe
voluto far altro, soprattutto sognare ciò che quella pellicola serale aveva
vigliaccamente suggerito.
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