domenica 19 ottobre 2014
Il Leopardi che è in noi
Giacomo Leopardi (per quel poco che so e per quello che mi ha detto il film IL GIOVANE FAVOLOSO) ha scelto radicalmente, per tutta la sua breve vita, una sola faccia della medaglia della vita, quella malinconica, dove la natura è solo matrigna, dove la morte domina, non vi è alcuna certezza ("chi dubita sa, e sa più che si possa"), il solo tempo felice è quello della fanciullezza ed è felice solo chi resta bambino per tutta la vita (ma ciò non è possibile, ovviamente). Sono convinto (benché Leopardi lo negasse, e il film lo dice) che tale pessimismo dipendesse anche dall'influenza familiare e più ancora dalle sue sofferenze, imperfezioni fisiche, fragilità, da un bisogno d'amore rimasto bisogno. Giacomo ci porta sul baratro, lui resta lì, noi gli diamo ragione, comprendiamo, intuiamo ma scappiamo perché abbiamo bisogno di quelle piccole gioie che ci danno respiro, perché non sapremmo reggere a lungo il suo dolore, la sua visione 'giustamente' sconsolata. Giacomo Leopardi è una parte di noi, è in noi.
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