mercoledì 27 agosto 2014

Lo schizzo del mercoledì





REGALO SERALE
di carlozanzi

Era una stanca e sudata sera di fine estate. Lui stava in piedi sulla metro, con la mano sinistra aggrappata al palo metallico di sostegno, la destra che teneva in equilibrio un romanzo di Georges Bernanos, ‘Sotto il sole di Satana’. Intorno a lui il solito vociare da metropolitana, scossoni, frenate, annunci metallici “Prossima fermata, next stop, QT8”, spazio libero.
‘Probabilmente la gente è ancora in vacanza’ pensò.
Sentì un rumore come di verso d’animale, un lamento ruvido, s’allontanò dalla parola scritta e passò alla realtà. Vide avanti a sé una decina di metri un uomo gravemente disabile, senza gli arti inferiori. L’infelice s’avvicinava strisciando sui moncherini; più s’approssimava più notava i particolari: la mano sinistra c’era e s’appoggiava ad un foglio di giornale per non lordarsi su quel fondo della metro, calpestato da suole che avevano raccolto ogni sporcizia. L’arto destro era ridotto a un moncherino.
Ormai lo storpio (così gli venne di chiamarlo) era a cinque metri, quattro, tre e ruminava strane parole con voce catarrosa. Lo guardò con attenzione e paura: i moncherini delle gambe erano avvolti in lerci pantaloni grigi con cintura, il torace era coperto da una camicia con le maniche risvoltate, sul grigio anche quella, in testa un berretto da ciclista, a tracolla una borsa di piccole dimensioni che gli finiva sull’addome, era aperta e sbucava la sommità circolare di un bicchiere di plastica.
Strinse fra le gambe il romanzo di Bernanos, si frugò nelle tasche, trovò un euro, pensò fosse eccessivo, recuperò cinquanta centesimi e li lasciò cadere quando l’uomo senza gambe sfiorò le sue di gambe, sanissime. Sentì rumore di moneta contro moneta. 
L’uomo infermo nemmeno alzò lo sguardo, gracchiò qualche parole incomprensibile, guardò dentro il bicchiere e proseguì la sua strisciata serale, basso come una serpe: arrivava alle ginocchia di chi stava in piedi o seduto. A quel punto, nell’indifferenza annoiata e sfiduciata e terrorizzata degli utenti della metro, nella nebbia silenziosa di domande senza risposte, lui notò che dietro la schiena dell’handicappato pendeva un cartello, con una scritta in stampatello ben leggibile. Ebbe il tempo di leggere:

Guardami bene, lascia i tuoi occhi su di me. Se mi eviti ti capisco, non ti preoccupare, vai pure, non mi offendo, potrai sempre tornare, un giorno. Ma se vedi Dio, allora sono utile. A me è rimasto solo il dolore. Posso però fare un regalo a te.  

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