Il poeta Arnaldo Bianchi. collaboratore della rivista del Lazzaretto 'Pietre Vive', ha realizzato una serie di pezzi su alcuni poeti del Belforte (Arnaldo Bianchi, Amedeo Bianchi, Dino Azzalin, Silvio Raffo....), uniti dal medesimo luogo di residenza, almeno per un certo periodo. Ha inserito anche me, bontà sua. Il pezzo non è ancora uscito sulla rivista, ma eccolo in anteprima per il mio blog. Ringrazio Arnaldo.
Continuiamo nel nostro percorso.
Dalla Piazza IV novembre di Biumo
Inferiore percorriamo pochi metri del Viale Belforte fino alle così dette case
del quartiere Garibaldi; qui ha vissuto per parecchi anni Carlo Zanzi dai
cinque, sei anni fino al matrimonio con Carla da cui sono nate le figlie
Valentina, Maddalena e Caterina. Una ventina d’anni: il periodo della scuola,
dell’oratorio dell’infanzia, della giovinezza segnati dalla precoce scomparsa
della mamma Ines, dal rapporto saldo con il papà Mario e i tre fratelli Guido,
Marco e Paolo.
Carlo molti belfortesi lo
conoscono bene per avere condiviso con lui l’esperienza della comunità
giovanile “Shalom”.
Carlo Zanzi insegnante di
educazione fisica e giornalista, per anni cronista politico al settimanale
“Luce” su cui resocontava sulle sedute del Consiglio comunale cittadino, in
seguito ha avuto una rubrica fissa “Pensieri e parole” prima sul quotidiano “La
Prealpina” ed ora su “La Provincia di Varese”.
Ha pubblicato circa una trentina
di libri di vario genere. Da opere di storia locale ( Crocerossine a Varese; I
cinquant’anni dell’Asea; L’asilo infantile Peri-Piatti di Velate) a biografie (
Maroni l’arciere; Lam Pak Tung – Padre Adelio Lambertoni) a libri difficilmente
classificabili come il felice “Papà a tempo pieno” dove racconta la nascita
della sua primogenita. Dalle opere narrative: i romanzi La Comune di Barbara;
Luzine; Vicolo Canonichetta; Cicale al carbonio e le raccolte di racconti:
L’ultimo nemico; Fax d’amore, a quelle poetiche: ricordiamo il libro “Un anno”
pubblicato nel 1988 e le poesie in dialetto bosino con le quali per ben due
volte ha vinto il 1° premio del concorso annuale effettuato dalla Famiglia
Bosina e fregiandosi quindi del titolo di Poeta Bosino dell’anno.
La sua vocazione è il narrare
dove la scrittura esprime passione e spontaneità (vedere anche i racconti del
mercoledì nel suo blog: http://nuovopensierieparole.blogspot.it anche nella
poesia Carlo trova una sua dimensione autentica fatta di molte domande, di
qualche lacerante dubbio e di sulla vita, sulla fede. Un riuscito esempio è la
breve poesia del 1988:
RICERCA
Non
abbandono, non rinuncio al pensiero
Voglio
tergere il volto di Dio prezioso
Stupito
di perché, ritorno bimbo
Busso
alla porta, mi abbasso, spio nel buco.
Leggiamo anche due poesie inedite
e recenti:
Sotto la tenda
Scoppia il
sughero
Sotto la tenda rossa del silenzio
Scoppia il sughero
riposano le parole gradite, alla
mia voglia di vita,
mormorano le parole odiate l’eco del volo
Sotto la tenda un posto c’è per
tutti: e
bolle che soffriggono,
“Avanti, al riparo del non
detto”.
polluzione di vino
Il silenzio voluto fa da tetto
oltre il collo di bottiglia.
alla pioggia del vero, amore mio;
tutto e nulla si portano
rispetto,
Urla il respiro
sono il nostro domani, un triste
addio.
dove la morte frigna.
Ma nel buio della tenda non c’è
pace,
grida forte il silenzio dei
ricordi
19 luglio 2012
mai morti né sazi né appannati,
conservati a ridir ciò che ci piace.
15 maggio 2012
Concludo con una considerazione
di Eugenio Montale “solo gli isolati parlano, solo gli isolati comunicano; gli
altri – gli uomini della comunicazione di massa – ripetono, fanno eco,
volgarizzano le parole dei poeti, che oggi non sono parole di fede ma potranno
forse tornare ad esserlo”.
Carlo Zanzi ha sempre operato con
onestà senza aggregarsi conformisticamente alle mode del momento ma tentando di
dare una propria testimonianza sincera di vita e di scrittura.
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