foto carlozanzi
Alla fine uno, preso per fame, non volendo cedere alla disperazione, è 'costretto' a credere. Per disperazione. Per evitare la disperazione. Perché altra via non c'è, di fronte ai drammi della vita e comunque -per tutti- di fronte alla morte: o la disperazione o la fede in un Padre, che promette due cose, una Vita senza fine e una presenza misericordiosa nel tempo del dolore.
Quando le cose vanno bene si può essere felici lo stesso, anche senza Dio, sebbene una grande felicità richiama quasi di necessità una trascendenza. Ma nel dolore profondo solo Dio può regalare l'illusione (sì, lo so, potrebbe essere solo un'illusione) che ci sia un senso e soprattutto una speranza. Che non finisca tutto così, senza lieto fine. E' questo il centuplo quaggiù: la benedetta 'illusione' che ci salva dalla disperazione.
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