foto carlozanzi
Sto leggendo la raccolta di racconti 'Venti racconti allegri e uno triste' (Mondadori) del cappelluto, canuto e simpatico Mauro Corona. Con questo libro è arrivato terzo al Premio Chiara. Sono ai primi racconti e devo ammettere che la scrittura di Mauro mi attira. Semplice, efficace, chiara, pane al pane, senza fronzoli e giravolte stilistiche, senza pretese di rinnovare la letteratura. Esempio? Presto fatto. Ecco un paio di stralci dal secondo racconto 'Benedizioni':
"....Il prete era di quelli giusti. Un ministro del Signore in gamba, non un bigotto con l'indice puntato assetato di biasimo. Non sentenziava. Un uomo che aveva capito i suoi simili, chiudeva un occhio, tollerava, lasciava correre. Bastava non esagerare....Don Chino era così, non rompeva i coglioni ma se qualcuno esagerava, poteva usare le armi, cioè le mani. Una volta un tizio lo affrontò con la scure. Si era messo in testa che il don se la intendesse con sua moglie. Poteva anche darsi ma non c'erano prove. Deciso a chiarire la faccenda, l'uomo roteava l'ascia, bestemmiando e minacciando il prete di morte. Don Chino lo squadrò. Finse di rabbonirlo con dolcezza per averlo a tiro. Poi fece partire un manrovescio che abbattè l'omaccio come un tronco. "Fa giudizio" gli disse "o ti battezzo un'altra volta."...."
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