IL
FILO DEL RAGNO
di carlozanzi
E
il sacerdote all’ambone volle terminare l’omelia con una novella di non meglio
precisato autore: “Desidero concludere queste mie parole con un racconto breve”
disse dunque il prete, non alto ma in carne, molti capelli bianchi, incedere
nella parola che invogliava alla sonnolenza. E tutti, anche i ragazzini,
ammutolirono. “Un uomo di un’avarizia e di un egoismo senza fine morì e andò
all’inferno. Nel fondo del baratro pregò chi stava sopra di lui, nella beatitudine.
–Signore Dio, dammi un’altra possibilità, non voglio soffrire per l’eternità
nelle fiamme dell’inferno.- La sua supplica venne raccolta e così rispose
l’Onnipotente –Hai compiuto in vita almeno una buona azione?- L’egoista ci
pensò e una almeno la trovò –Sì, mio Signore, una volta, mosso da pietà, non ho
schiacciato un ragno.- -Molto bene- disse Dio –allora prega il ragno che venga
ad aiutarti, ricambiando la tua buona azione.- L’uomo agli inferi implorò il
ragno, l’animale arrivò zampettando e cominciò a produrre un lungo e sottile
filo che si dirigeva verso il paradiso. L’egoista, perplesso, si arrampicò e
cominciò a salire, il filo reggeva, giunse a metà del tragitto e si accorse che
altri salivano sul filo, dietro di lui. –Che fate?- urlò l’uomo –No, per carità,
così il filo si spezza, questo filo è mio, solo miooooooooooooooooo- ma in quel
preciso istante il filo si spezzò e l’uomo precipitò di nuovo sul fondo
dell’inferno, fra i tormenti. Perché il filo che conduce al paradiso regge
centinaia, migliaia di buone azioni, ma non regge certo l’egoismo. Gli altri
non sono un fastidio, un peso del quale dobbiamo liberarci, ma fratelli che
camminano con noi, direi, letto il racconto, che si arrampicano insieme a noi
verso l’alto.”
Il
prelato, convinto di aver concluso ad effetto l’omelia, si rivolse ai fedeli più
giovani, che sedevano sulle prime panche. “Che ve ne pare? Qualche ragazzo
vuole esprimere il suo parere?”
Silenzio,
brusii, risate trattenute dei più monelli.
“Non
siate timidi…Marco, che dici?” e allungò lo sguardo verso il ragazzetto di
prima media, che arrossì; le poche idee che aveva in testa al riguardo si
prosciugarono.
Il
don aveva quasi rinunciato all’idea di fare domande, quando una voce sicura
scivolò nella navata: “Mio padre dice che l’inferno non esiste, o tutt’al più è
vuoto” considerò Luca, di terza media, un secchione che possedeva una qualità
in genera sconosciuta ai primi della classe: la simpatia. Il sacerdote era impegnato
a rimediare una risposta, quando ci mise del suo anche Piero, un elemento del
genere: prima parlo poi ragiono. "Per me l’egoista ha fatto male a non
schiacciare il ragno. Ma lo sa che ci sono ragni velenosi che possono
ammazzarti se ti pungono? Magari quello era un ragno velenoso, e se lo
ammazzava faceva il bene dell’umanità…” Al che Luca la secchia aggiunse: “Già,
natura matrigna, direbbe Leopardi…”
Il
prete dal pulpito capì che s’era messo in un brutto guaio e balbettò qualcosa.
Ma intervenne Fabio: “Mi scusi, don, essere egoisti non è colpa nostra, fa parte
dell’istinto di sopravvivenza, è un imperativo che ci è stato regalato dalla
natura per non soccombere, per sopravvivere in questo mondo di lupi….”
Mossi
dall’intraprendenza di qualcuno, i ragazzetti delle prime panche cominciarono a
far chiasso, a toccarsi dentro: “I ragni velenosi...che schifo…ma anche quelli
non velenosi..io li schiaccio sempre…e poi l’uomo egoista aveva ragione, gli
altri hanno approfittato del suo filo, il ragno l’aveva prodotto per lui…”
Il
prete capì che doveva intervenire: “Ragazzi, siamo in chiesa, basta….non c’è
tempo…Sia lodato Gesù Cristo.”
“Sempre
sia lodato” rispose in coro l’assemblea dei fedeli.
“Fanculo…così
non vale” disse a bassa voce Antonio, ragazzo introverso, che si teneva le
proteste dentro e un giorno o l’altro sarebbe scoppiato.
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