domenica 17 agosto 2014
La crisi dei 30 km
Sto seguendo la maratona maschile, ai Campionati europei di Zurigo. E non posso non rivivere le mie uniche due maratone corse, entrambe nel 1999, a 43 anni, una a Piacenza (foto), tempo 3 ore, 47 minuti e rotti, e l'altra a Cesano Boscone (tempo: 3 ore, 29 minuti e rotti). A Zurigo sono ora al 30 km, che è il momento della crisi più dura. Uno parte e sa bene, in base all'obiettivo finale, che tempo deve tenere ad ogni km. Nel mio caso, 5' a km, per chiudere sotto le tre ore e mezza. Questi campioni sono sotto i 3' a km! Ebbene, all'inizio si fa una gran fatica a tenere quel tempo, le gambe corrono e si vorrebbe andare più veloci, ci si deve trattenere. Passano i km e uno si domanda: "Come faccio ad andare così bene? Ora aumento..." E invece no, bisogna pazientare. Perché lentamente ma inesorabilmente la fatica ti intossica, e proprio intorno al 30° Km (quando mancano ancora 12 km alla fine) il traguardo sembra irraggiungibile e per tenere i 5' a Km la fatica è in costante aumento. I muscoli delle gambe diventano di marmo, i piedi fanno male, la schiena si lamenta. Infine l'apoteosi dell'ultimo km, la soddisfazione, la gioia!
Poi però sono passato al triathlon, per salvaguardare le cartilagini, soprattutto delle ginocchia. E 15 anni dopo devo dire che ho fatto bene. La maratona ti consuma.
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