REGALO
SERALE
di carlozanzi
Era
una stanca e sudata sera di fine estate. Lui stava in piedi sulla metro, con la
mano sinistra aggrappata al palo metallico di sostegno, la destra che teneva in
equilibrio un romanzo di Georges Bernanos, ‘Sotto il sole di Satana’. Intorno a
lui il solito vociare da metropolitana, scossoni, frenate, annunci metallici “Prossima
fermata, next stop, QT8”, spazio libero.
‘Probabilmente
la gente è ancora in vacanza’ pensò.
Sentì
un rumore come di verso d’animale, un lamento ruvido, s’allontanò dalla parola
scritta e passò alla realtà. Vide avanti a sé una decina di metri un uomo gravemente
disabile, senza gli arti inferiori. L’infelice s’avvicinava strisciando sui
moncherini; più s’approssimava più notava i particolari: la mano sinistra c’era
e s’appoggiava ad un foglio di giornale per non lordarsi su quel fondo della
metro, calpestato da suole che avevano raccolto ogni sporcizia. L’arto destro
era ridotto a un moncherino.
Ormai
lo storpio (così gli venne di chiamarlo) era a cinque metri, quattro, tre e
ruminava strane parole con voce catarrosa. Lo guardò con attenzione e paura: i
moncherini delle gambe erano avvolti in lerci pantaloni grigi con cintura, il
torace era coperto da una camicia con le maniche risvoltate, sul grigio anche
quella, in testa un berretto da ciclista, a tracolla una borsa di piccole
dimensioni che gli finiva sull’addome, era aperta e sbucava la sommità
circolare di un bicchiere di plastica.
Strinse
fra le gambe il romanzo di Bernanos, si frugò nelle tasche, trovò un euro,
pensò fosse eccessivo, recuperò cinquanta centesimi e li lasciò cadere quando l’uomo
senza gambe sfiorò le sue di gambe, sanissime. Sentì rumore di moneta contro
moneta.
L’uomo infermo nemmeno alzò lo sguardo, gracchiò qualche parole
incomprensibile, guardò dentro il bicchiere e proseguì la sua strisciata
serale, basso come una serpe: arrivava alle ginocchia di chi stava in piedi o
seduto. A quel punto, nell’indifferenza annoiata e sfiduciata e terrorizzata
degli utenti della metro, nella nebbia silenziosa di domande senza risposte, lui
notò che dietro la schiena dell’handicappato pendeva un cartello, con una
scritta in stampatello ben leggibile. Ebbe il tempo di leggere:
Guardami bene, lascia i tuoi
occhi su di me. Se mi eviti ti capisco, non ti preoccupare, vai pure, non mi
offendo, potrai sempre tornare, un giorno. Ma se vedi Dio, allora sono utile. A
me è rimasto solo il dolore. Posso però fare un regalo a te.
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