martedì 3 settembre 2013

Il racconto del mercoledì

                                                                                               foto carlozanzi


La leggenda di Giacomo Stetteneck
di carlozanzi

“Lo prendo e lo butto giù dalla finestra” disse lei, esasperata.
“Tanto siamo a piano terra” disse lui, che trovò non so dove un briciolo d’umorismo e la voglia di alzarsi. “Faccio io.”
“Che fai?”
“Esco.”
“Esci? Ma sei fuori?”
“Tu dormi, questo rompiballe ha bisogno di una boccata d’aria” ma lo disse piano, perché lui non sentisse ‘rompiballe’. Avrebbe chiesto: “Cosa vuol dire rompiballe?”
“Vieni, mettiti questa coperta sulle spalle, usciamo.”
Giacomo, quattro anni, un bimbo nemmeno troppo bello, gracile e vivace, seguì il padre con un mugugno. Ma lo seguì, dopo che per ore aveva interrotto il sonno dei genitori con richieste e dolori per lo più inventati.
Giacomo e suo padre si sedettero appena fuori l’uscio di un monolocale a Santa Cristina, in Val Gardena. Intorno a loro la notte, davanti a loro un prato, il campanile della chiesa del paese, il nero della roccia del Sassolungo che saliva in alto, dritta, sino a sfiorare le stelle di una notte tiepida d’agosto.
“Dai che ti racconto la storia della chiesa di San Giacomo” disse il padre al figlio, trangugiando tutta la fatica di essere padre. Giorno e notte. Era stanco e nervoso.
“In braccio” disse Giacomo, che passò dalla sedia alle cosce, più comode.
“In un paesino sopra Ortisei, che è qui prima di Santa Cristina, ci siamo stati a Ortisei” così iniziò il racconto “che si chiama San Giacomo c’è una piccola chiesa, che si chiama San Giacomo anche lei.”
“Come me.”
“Come te, sì…E’ la chiesa più antica di tutta la valle e sai come è nata?”
“No” e il bambino mostrò subito interesse, fuori luogo alle tre di notte.
“Vicino alla chiesa, che non c’era ancora, sorgeva un castello, era quello dei conti della Val Gardena, i conti Stetteneck, i più ricchi di tutta la valle, i padroni dei boschi e dei prati e di tutte le montagne che ci sono qui. I conti erano tristi perché non riuscivano ad avere bambini. Cominciarono a pregare e pregarono anche San Giacomo, uno degli amici di Gesù. La contessa pregava sempre – San Giacomo, se ci fai avere un bambino lo chiamiamo Giacomo e veniamo in pellegrinaggio a Santiago di Compostella-.”
“Compostella? Che nome strano, fa ridere.”
“E’ una città della Spagna, si dice che lì ci sia il corpo di San Giacomo e allora, da tanto tanto tempo, la gente cammina sino a Santiago per vedere San Giacomo. Comunque i conti della Val Gardena vennero accontentati, nacque un bimbo, lo chiamarono Giacomo e quando compì vent’anni mantennero la promessa: partirono tutti per Santiago.”
“Della Compostella.”
“Di Compostella, non della….Ma il viaggio era lungo, si viaggiava a cavallo allora, così i conti e il figlio Giacomo si fermavano a dormire dove capitava. Una volta vennero ospitati da una famiglia di conti spagnoli, conti come loro. Avevano una figlia, Carmencita, che appena vide il giovane Giacomo si innamorò. Ma a Giacomo Carmencita non piaceva.” Il padre prese fiato, considerò che stava parlando troppo forte, abbassò il tono della voce, strinse il figlio, “Hai freddo?” gli chiese.
“No, ho caldo” rispose. “E allora? Carmencita era bella?”
“Bellissima e giovane come Giacomo, ma Giacomo non ne voleva sapere di lei. Allora lei, arrabbiata, fece un brutto scherzo a Giacomo, nascose nel suo sacco da viaggio, lo zaino che usavano allora, un grande bicchiere tutto d’oro. La mattina dopo i conti della Val Gardena e il figlio partirono per Santiago, ma dopo un po’ vennero fermati dalle guardie spagnole. Frugarono nelle loro sacche e trovarono il bicchiere d’oro. Nonostante le proteste dei genitori, Giacomo venne arrestato e condannato a morte, perché era un ladro. “
“Ma non l’aveva rubato lui.”
“Certo, ma Carmencita stava zitta, era ancora arrabbiata ed era contenta di vedere Giacomo impiccato.”
“Che cattiva!”
“Molto cattiva….Così Giacomo fu impiccato, i conti della Val Gardena non potevano credere a quella morte ingiusta, e pregarono ancora una volta San Giacomo. Non doveva far morire il loro unico figlio. E il padre vide che Giacomo si muoveva: non era morto. A quel punto Carmencita capì che era stata cattiva e confessò di essere stata lei a nascondere il bicchiere d’oro nella sacca di Giacomo. I conti della Val Gardena erano così contenti che il loro figlio era vivo che la perdonarono, partirono per Santiago di Compostella e poi tornarono in Val Gardena, senza fermarsi più dai conti spagnoli. E una volta arrivati nella loro valle fecero costruire vicino al loro castello una bella chiesetta in onore di San Giacomo, che aveva salvato il loro figlio. Questo è capitato tanti e tanti anni fa, il castello dei conti Stetteneck non c’è più ma la chiesetta c’è ancora e se adesso dormi, domani andiamo a vederla, facciamo una bella passeggiata, ci vuole un’oretta da qua.”
“Sì, bella questa storia…” Giacomo si strusciò contro il padre. “Me ne racconti un’altra?”
“E no, adesso basta…non vorrai fare il cattivo come Carmencita…ora si dorme, se no domani niente chiesetta.”
Giacomo aveva già messo nel conto un piagnucolio, poi pensò alla cattiveria di Carmencita, se la immaginò brutta, quasi una strega.
“Ma Carmencita era bella?” chiese a papà.
“Bellissima, te l’ho già detto.”
“Strano” disse Giacomo, e appoggiò la sua testolina curiosa fra la spalla e il braccio di suo padre, abbassando finalmente le palpebre e regalando nuovamente il silenzio alla valle.


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