foto da facebook
Sino ad ora nulla ho scritto sulla vicenda del giovane Michele Forzinetti, che se ne è stato 6 giorni e 5 notti sopra un albero ai Giardini Estensi, rischiando di farsi male sul serio, in protesta perché il Comune ha in animo di tagliare alcune piante. Ora dirò la mia, in sintesi, dopo aver letto una lunga lettera di Michele e il parere di Marco Giovannelli, direttore di Varesenews. Michele 'rampante' non mi ha molto appassionato perché vi sono delle priorità nella vita: quando ad esempio qualcuno vicino a te soffre, non c'è cipresso che tenga. L'uomo viene sempre prima dei vegetali e degli animali, anche se l'esperienza a volte lo smentisce. Un giovane di 26 anni che parla di radici mi lascia assai perplesso: di radici, di legame col passato si parla a ragion veduta dopo i 50 anni. Michele è stato in grado di regalare a Varese servizi dai tiggì nazionali e di smuovere un sacco di gente. Credo che non pochi abbiamo 'approfittato' della radicalità del giovane (che mi sta simpatico, fra l'altro è insegnante di educazione fisica e lo si capisce dal fisico) per continuare la protesta contro il sindaco, la sua giunta e la politica cittadina: in ciò condivido quanto scritto dall'amico Marco, direttore di Varesenews. A Michele dico di mantenere questo suo desiderio di radicalità ma di indirizzarlo verso ideali più alti, privilegiando l'uomo....è vero, lottare per la natura significa fare del bene all'umanità, ma lo sa anche il più imberbe dei varesini che qui non c'è in gioco la 'cementificazione' della foresta amazzonica ma una ventina di piante.
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