domenica 7 luglio 2013
Ugìn bell
Mi è capitato fra le mani un librettino, edito dal Comune di Varese qualche anno fa. Titolo: 'Pin pin cavalin', filastrocche, conte e modi di dire nel nostro dialetto, ricordati da Natale Gorini e Loris Baraldi. Verso la fine ho letto una breve filastrocca che mi ha rimandato, come vento potente, alla mia infanzia, perché mia mamma la diceva sempre ai suoi figli. Titolo: Ugìn bell
Mamma Ines ci faceva accomodare sulle sue gambe e iniziava:
Ugìn bell (e ci toccava l'occhio)
sò fredèll (e ci toccava l'altro occhio)
uregia bela (e ci sfiorava l'orecchia)
sò surèla (e tocca l'altra orecchia)
buchìn di frà (e toccava la bocca, non ho mai capito cosa c'entrassero i frati)
campanìn da tirà (e ci tirava il naso, naturalmente con un bel sorriso, lei, è un fragoroso sorriso noi, che dicevamo: 'Ancora!')
Forse l'ho recitata anch'io qualche volta alle mie figlie, non ricordo...però ricordo molto bene quando bimbo ero io, quella filastrocca mi spettava di diritto, me la godevo, ridevo alla vita.
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