Non sono affari
vostri
Una locanda per camionisti che si
regge in piedi, stanca, dentro un accecante pomeriggio estivo, in una località
non meglio precisata del nordest italiano, pianura padana, moscerini, zanzare e
struggente apatia pomeridiana.
Non è più ora di pranzo, i
camionisti hanno mangiato, qualcuno ha ruttato, bevuto, pisciato: quasi tutti
hanno ripreso la loro strada. Ne restano solo due ancora al tavolo, mentre la
ragazza scopa per terra, dopo aver liberato i tavoli dagli avanzi di cibo e dalla
cenere di sigarette che non hanno centrato il contenitore. La ragazza avrà una
ventina d’anni, è di una bellezza pura, inadatta a quel locale, stona, pare una
modella che per vezzo ha lasciato la passerella, è stata caricata sopra un’auto
di lusso e fatta scendere lì, in mezzo alla prateria, con la seguente
raccomandazione: “Allora, vuoi fare questa pazzia? E sia…ma riguardati…e
attenta a quelle merde di camionisti…’ In realtà la ragazza, che si chiama
Mara, ha tutta un’altra storia, che non vi racconto perché ora entra nella
locanda-bar un ragazzino che va subito da Mara, perché la bellezza è una
calamita e lui un cercatore di gioia che si lascia attrarre verso quella meta
sognata.
“Cosa posso darti? “ dice Mara al
ragazzo, ad occhio dieci anni, non di più
“Quante caramelle mi dai con
dieci lire?”
E lei: “Tu quante ne vuoi?”
Il ragazzo fa i conti, la conta è
sottovoce ma Mara capisce che nella conta ci sta anche una ragazzina: “Cinque.”
“Sei fortunato” dice Mara. “Con
dieci lire te ne compri cinque, anzi, sei, perché una te la regalo.”
Il ragazzino è come Cristoforo
Colombo quando mise piede sulla terra benedetta. “Grazie” dice, e allunga la
moneta leggera e argentata. Insieme vanno al banco, lui sceglie le sei
caramelle, se ne va correndo, si tuffa nella luce, respira afa, zanzare e il
volto di lei, le sue piccole mani che scartano il regalo.
I due camionisti hanno l’occhio
addormentato, il ventre gonfio e voglia di dimenticarsi della vita, ma in
quello stato di trance alcolica hanno seguito la scena. Quando Mara si avvicina
con la ramazza al loro tavolo, il più brutto (ma più intraprendente) dei due le
dice: “Guarda che quelle caramelle costano dieci lire l’una.”
Mara sorride: “Non sono affari
vostri” e aggiunge “Tirate su le gambe, fatemi scopare qui sotto” e loro
obbediscono, ma gli addominali sono un ricordo di gioventù e i piedi penzolano
tremanti a pochi centimetri dal pavimento.
Poi anche i due sono costretti da
impegni esistenziali a risalire sul loro mezzo, lamiere che scottano dentro il
forno di un’estate di provincia.
“Ciao, Mara, qui ci sono i soldi
del pranzo… solito, giusto?”
“Solito, solito” fa la ragazza,
che si avvicina al tavolo, conta, blocca con parole sorprese i due, ormai sulla
porta.
“Ei, un attimo..il resto.”
“Resto?” fa il meno brutto dei
due.
“Sì, nemmeno contare sapete più,
mi avete lasciato cento lire di troppo. Un attimo…”
“Tieni pure.”
“E perché?”
“Non sono affari tuoi.”
Si apre la porta: entrano
polvere, un tafano, due vespe e un raggio di arcobaleno.
Il presente racconto breve è
ispirato alla canzone ‘Here comes that rainbow again’ di Kris Kristofferson
Assolutamente meravigliose e spettacolari nei loro colori accesi ^^
RispondiEliminaDavvero un bellissimo risultato! Ciao, a presto
Adrianne @ Robot Da Cucina - Scegli Il Meglio